San Zanobi in trono tra San Lorenzo e Santo Stefano/ Madonna con Bambino e angeli

dipinto, 1482/ 1484

Lunetta centrale: paraste, pilastri, arco a tutto sesto, occhi, trabeazione

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 570
    Larghezza: 830
  • ATTRIBUZIONI Bigordi Domenico Detto Domenico Ghirlandaio (e Aiuti): progetto ed esecuzione
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Domenico Del Ghirlandaio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Vecchio
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Vecchio o della Signoria
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Ghirlandaio concepì la scena come se disponesse di un lunettone che finge un loggiato aperto sui due lati, verso la città e verso l'atmosfera: sullo sfondo infatti è ben individuabile una veduta di Firenze in cui sono riconoscibili alcuni edifici rappresentativi della città. Entro il loggiato un grande trono raccoglie le figure dei tre santi patroni della città mentre una lunetta sovrasta il tutto e finge, anche nella realizzazione a monocromo, l'effetto di una terracotta invetriata che rimanda alla produzione della bottega dei Della Robbia. La porta di accesso alla sala della Guardaroba, appoggiata sulla parte inferiore della figura di S. Lorenzo, nasconde il leone del quale è visibile soltanto il vessillo col giglio rosso, pendant dell'altro "Marzocco", recante invece l'insegna del Popolo posto a sinistra in basso, fuori del finto loggiato. In alto due occhi incorniciano ritratti di imperatori romani, desunti fedelmente da monete antiche. L'insieme delle figurazioni è dunque volto all'esaltazione della città di Firenze, su cui vegliano le vergini e i santi potroni e che è ricordata come la diretta discendente dell'antica Roma cui fanno riferimento le effigi degli imperatori e tutta l'architettura che scandisce le pareti dell'intera sala. Il tema delle virtù civili incarnate dai grandi uomini dell'antichità e della celebrazione cittadina accomuna la decorazione di tutta la stanza. L'attribuzione a Benedetto Ghirlandaio, fratello di Domenico e suo collaboratore in molti cantieri, avanzata per la prima volta dal Küppers, fu seguita dal De Francovich in un articolo monografico sul pittore. Il critico assegna a Domenico il cartone e il progetto dell'intero ciclo, ma ritiene l'esecuzione di questa scena 'opera chiara di Benedetto' per le tangenze con la "Natività" di Aigueperse e la "Salita al Calvario" del Louvre. Anche la Turchi Rodriguez nella tesi di laurea su Benedetto si attiene alla traccia critica del Francovich. La letteratura più recente su Palazzo Vecchio, escluso Lensi Orlandi, ha invece seguito l'interpretazione vasariana ed ha ritenuto l'intero ciclo parzialmente opera di Domenico e bottega avvalendosi del fatto che i documenti attestano il pagamento a Domenico. Era usanza, però, piuttosto comune registrare nei pagamenti il solo nome del capobottega e tralasciare gli esecutori materiali dell'opera quando questi lavoravano per un maestro affermato iscritto all'accademia di S. Luca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281600-3
  • NUMERO D'INVENTARIO Palazzo Vecchio, Catalogo delle cose d'arte, n. 831
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE L. 41/1986
  • DATA DI COMPILAZIONE 1987
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1998
    1999
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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