Madonna appare a San Bernardo, santi

trittico, ca 1365 - ca 1365

Trittico costituito da un pannello centrale unitario e dai laterali suddivisi in due parti centinate con arco acuto; nella cuspide di ciascuno dei tre pannelli è presente un tondo dpinto; suddivisi tra loro da colonnine tortili; predella suddivisa da lesene, in tre scomparti ciascuno con due storie

  • OGGETTO trittico
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ doratura a pastiglia
    tavola/ pittura a tempera/ doratura a foglia
  • ATTRIBUZIONI Matteo Di Pacino (notizie 1359-1394)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Orcagna, Seguace
    Daddi, Bernardo
    Pseudo-nardo Di Cione
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria dell'Accademia
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Niccolò di Cafaggio (ex)
  • INDIRIZZO via Ricasoli, 58/60, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Ancora discussa è la provenienza del bel trittico raffigurante l'apparizione della Vergine a San Bernardo tra santi. E' documentata infatti una sua provenienza dal monastero di S. Maria delle Campora, in origine dei frati gerolamini e dal 1434 passato ai monaci benedettini della Badia Fiorentina. Da qui in data imprecisata, ma forse all'inizio dell'Ottocento il trittico entrò alla Badia fiorentina e infine, alla soppressione napoleonica del 1810, all'Accademia.Tuttavia il soggetto tipicamente benedettino, la veste bianca di San Benedetto, legata all'ambito cistercense e la presenza in posizione eminente di San Quintino, hanno fatto supporre al Cohn e successivamente al Guidotti la possibilità della provenienza del trittico dal monastero cistercense di Badia a Settimo. Appare probabile che il dipinto sia stato portato alle Campora solo dopo il trasferimento dei benedettini nel 1434. Il passaggio dalla Badia a Settimo alla Badia fiorentina potrebbe essere avvenuto sotto l'abbaziato di Gomes Ferreira de Silva tra 1415 e 1440 personaggio legato ad entrambi i monasteri. Nell'Ottocento il trittico ebbe una prima attribuzione a Giottino, successivamente ad ambito di Giotto e a Bernardo Daddi. Furono il Crowe e il Cavalcaselle a collocare per primi questo polittico nell'ambito di Andrea di Cione detto l'Orcagna, indicazione che, in sostanza, è stata accolta da tutta la critica successiva ad eccezione del Passerini e del Milanesi che suggerirono di identificare la tavola con quella dipinta da Bernardo Daddi nel 1335 per la cappella di San Bernardo in Palazzo Vecchio e menzionata in un inventario del 1432. Siren e Gombosi accostarono l'opera a Nardo di Cione, Coletti a Iacopo di Cione. Tuttavia spetta all'Offner il merito di avere riconosciuto nel dipinto dell'Accademia la mano del maestro orcagnesco che finì il ciclo di affreschi lasciato incompiuto da Giovanni da Milano nella cappella Rinuccini della chiesa fiorentina di S. Croce. L'ipotesi ha trovato largo consenso tra gli studiosi che hanno arricchito il corpus delle sue opere con nuove attribuzioni. Nel 1973 il Bellosi ha proposto di identificare questo 'Maestro della cappella Rinuccini' con Matteo di Pacino sulla base di confronti con la 'Incoronazione della Vergine' già nella collezione Strogonoff di Roma, opera firmata MACTEUS PACINI e datata il 20 marzo 1361. L' identificazione proposta dal Bellosi è stata accettata sia nella voce biografica della Biagi su Matteo di Pacino, sia nel recente catalogo del Volbach della Pinacoteca Vaticana. La datazione del trittico intorno al 1365 è suggerita dalla Marcucci e accolta dalla critica in generale in base alla stretta vicinanza con gli affreschi di S. Croce
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281052-0
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 8463
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1988
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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