incredulità di San Tommaso

dipinto,

Dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Santi Di Tito (1536/ 1603)
  • LOCALIZZAZIONE Sansepolcro (AR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è da identificarsi con quello menzionato dal Borghini nel "Riposo" (1584, ed. cons. a cura di M. Rosci, 1967, p. 620), viene ricordato successivamente dal Lancisi (sec. XVIII, p. 118) e dal Mancini (1832, p. 264) che lo collega erroneamente alla committenza della famiglia Venturi. Ricordato dal Sacchetti (1876, p. 63 e 1888 p. 5) dal Coleschi (1886) e dal Figlioli (1921), senza osservazioni particolari, il dipinto viene giustamente riferito alla committenza della famiglia Brunetti, alla quale apparteneva l'altare dove tutt'ora si trova, dal Ricci (1942), che precisa come nel 1579 venisse concessa a Bartolomeo Brunetti ed ai suoi fratelli un cappella nella navata destra della cattedrale dove venne collocato il dipinto di Santi di Tito. Fu lo Arnolds (1931) che datò il dipinto al 1575, anche per la sua stretta relazione stilistica con la "Resurrezione di Lazzaro", eseguita dal pittore nel 1576 per la chiesa fiorentina di S. Maria Novella. Freedberg (1971) non giudicò molto positivamente il dipinto, per la sua composizione semplicistica, e propose una datazione a poco prima del 1584. Menzionato nella guida di Agnoletti (1976), il dipinto venne nuovamente considerato da Spalding (1982), che propose una datazione intorno al 1577, poiché l'opera deriverebbe dalla "Resurrezione di Lazzaro" di Santa Maria Novella, rispetto alla quale il quadro di Sansepolcro sarebbe, perché destinato ad una chiesa di provincia, di una qualità leggermente inferiore
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900262877
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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