capitello - bottega pisana (terzo quarto sec. XII)

capitello, 1150 - 1174

Capitello

  • OGGETTO capitello
  • MATERIA E TECNICA MARMO BIANCO
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il capitello fu portato in Camposanto tra 1823/'25 (non compare in ROSINI 1816b) e poco prima del 1829 (ROSINI 1829, LASINIO 1831), in concomitanza con il riordino degli ultimi anni '20. Lasinio lo pose nella galleria Nord , sotto l'affresco con "Storie di Agar", capovolto, come base di una statuetta di apostolo [09/00235664]. Rimase in questa posizione, subito dopo il sarcofago XIX (C 7 est), fino al riordino del 1935, quando la statuetta passò al Museo dell'Opera e il capitello finì nel magazzino del Camposanto. Nel dopoguerra è passato ai depositi dell'Opera del Duomo, dove tuttora si trova. Il capitello fu preso dai magazzini dell'Opera per essere impiegato , capovolto, come base di una statua di maggiore pregio, secondo una consuetudine del conservatore di utilizzare pezzi 'secondari' per mettere in maggiore rilievo opere ritenute più importanti. L'opera si presenta in medio cri condizioni di conservazioni; oltre a numerose rotture e cadute diffuse , risulta tagliata la base e un'estremità dell'abaco, molto assottigliato. Il capitello è del tipo a stampella, con due foglie di acanto laterali, simmetriche, le cui punte, oggi perdute, si arricciavano su se stesse (come mostra l'esistenza di tracce del peduccio, sul corpo delle due foglie). Esse sono condotte con grande regolarità, presentando un'apertura a raggera, dalla simmetrica frastagliatura, con i lobi lanceolati dal profilo spinoso , come nell'acanto classico, e con scanalature ottenute con il trapano, no n lasciato a vista (al centro corre una nervatura spessa e verticale, dall'orlo sfrangiato). Al centro delle due facce, uguali, spunta un virgulto c he nasce, con le foglie laterali, alla base del capitello; dal gambo centrale si staccano le foglie accoppiate e simmetriche, che si distendono nello spazio tra le due foglie laterali, presentando, alle due estremità superiori, due grappoli d'uva; a differenza delle foglie grandi, il virgulto è spesso, con le nervature delle foglie in evidenza ed il forte effetto chiaroscurale dei fori di trapano (la disposizione delle foglie laterali sovrastate da quelle che spuntano dal virgulto ripete il canonico rapporto tra giro inferiore e volute del capitello corinzio). Il bordo dell'alto abaco, dal profilo rastremato, risulta decorato con un racemo molto regolare che corre ondulato, presentando le foglie derivate, disposte simmetricamente e dal taglio che le fa sembrare palmette (la parte meglio conservata è in un o dei lati corti). Il capitello, per la sua forma, doveva essere destinata a qualche polifora, secondo una modalità diffusa nella Toscana occidentale ; se, come sembra, proviene dalla cattedrale pisana, poteva stare, all'esterno, presso la facciata o sulla sommità dei transetti, o, all'interno, presso le finestre che danno sulla navata (molto probabilmente dové venire tolta dalla collocazione originaria, durante i restauri post-incendio del 1 595). L'artefice rivela una buona capacità tecnica nell'intaglio delle foglie e del virgulto, dove ben si contempera l'uso del trapano con i profili appuntiti ed il lavoro di sottosquadro. L'esecuzione rivela, inoltre, dimistichezza con i modelli classici e la loro trasposizione in tipologie nuove, come quella a stampella. Stilisticamente, l'opera aderisce pienamente alle soluzioni adottate per i capitelli e le cornici messi in opera nella zona dell'ampliamento della cattedrale pisana, e, in particolare, è accosta bile, ad esempio, ai racemi delle colonne ai fianchi del portale centrale o alla decorazione della controfacciata e delle cornici delle loggette, va le a dire a quelle opere che emulano, ormai con esiti qualitativi molto al ti, gli esemplari classici, eseguite negli anni '50-'60 del secolo XII, da maestranze, vicine, per debito o credito non è ancora chiaro, a Guglielmo. Molto vicini, sia per la stessa tipologia che per gli esiti stilistici oltre ché per le misure, di poco maggiori, sono due capitelli a stampella con foglie d'acanto, oggi nei depositi del Museo di S. Matteo ma in precedenza presso l'Opera del Duomo, molto probabilmente provenienti dal Duomo, da cui dovettero essere tolti ai tempi dell'incendio del 1595 ed impiegati ai primi del Seicento sotto la scala del pulpito di Nicola in Battistero, da d ove furono rimossi nel 1944 (le colonne che le reggevano, una a spirale e l'altra scanalata, si trovano nel magazzino dell'Opera)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235618
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1993
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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