tetramorfo
gruppo scultoreo,
Guglielmo (cerchia)
/ 1165 ca
Gruppo scultoreo
- OGGETTO gruppo scultoreo
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MATERIA E TECNICA
MARMO BIANCO
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ATTRIBUZIONI
Guglielmo (cerchia)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Giunti nel 1810 in Camposanto, stavano nella galleria Nord un po' distanziati tra loro (ROSINI 1816a; DA MORRONA 1816): il primo, il Tetramorfo, sotto l'affresco della Maledizione di Cam; l'altro, il gruppo di S. Paolo, sotto la Torre di Babele (cfr. incisione della galleria Nord di LASINIO 1814-25); sopra ciascuno Lasinio pose un'urna etrusca con coperchio. Con la risistemazione di questo tratto della collezione (ultimi anni '20), che determinò l'inserimento di un sarcofago, i due reggileggio vengono posizionati, in ordine invertito (prima il gruppo di S. Paolo, poi il Tetramorfo), ai lati del sarcofago XV (C 4 est) (ROSINI 1829, LASINIO 1831). Così resteranno fino agli anni 1906-09, quando, per una nuova sistemazione di questo tratto di galleria Nord, i due reggileggio furono collocati, sopra piccole basi sagomate, con altri due reggileggio: [00235593], [00235591] ed il David [00235587] sotto la Maledizione di Cam. Nel 1935, vengono trasferiti al Museo dell'Opera, nel Palazzo dell'Opera, nella Sala del Grifo (CARLI 1935a). Nel dopoguerra furono riportati in Camposanto e collocati, provvisoriamente, nella posizione precedente al 1935 (FELICI 1963); quindi, il gruppo di S. Paolo nella parete di fondo del Salone degli Affreschi (FELICI 1963; TCI 1959) ed il Tetramorfo sull'altare della cappella Ammannati (FELICI 1963). Quindi, nel 1985, furono trasferiti insieme al Museo Nazionale di S.Matteo. I due reggileggio, trovati da Lasinio "negletti nell'orto" del monastero di S. Paolo all'Orto (LASINIO 1923), "allatere di Vasca" (LASINIO 1811a), dove si trovava anche una statua di S. Paolo, furono trasportati, con molte altre sculture, dall'alienato complesso in Camposanto il 26.XII.1810 (LASINIO 1810-30). I due pezzi, che si credeva stessero "sotto l'antico altar maggiore di S. Paolo all'Orto" (LASINIO 1814-25), erano i reggileggio del pulpito della chiesa, importante edificio medievale -prima fuori, poi dentro le mura- che, nelle parti superstiti (facciata e colonne della navata con capitelli), risale alla seconda metà del XII secolo. Il pulpito dové andare distrutto durante uno dei radicali restauri subiti dalla chiesa (molto probabilmente in quello che, alla fine del XV secolo, coincise con il passaggio del complesso alle monache agostiniane). I due gruppi sono in buone condizioni di conservazione, specie per quanto riguarda la superficie scultorea: risultano perdute le teste di Tito e Timoteo, del gruppo di S. Paolo mentre lievi scheggiature sono presenti sui due pezzi (al naso di S. Paolo, alle zampe del leone e del toro, le più evidenti). I due reggileggio si presentano nella composizione, canonica nei pulpiti della Toscana occidentale dei secoli XII-XIII, con le figure affiancate e stanti, con il libro tra le mani. Il gruppo di tre figure umane presenta, al centro, un uomo barbato e stempiato, con un libro aperto e la veste lunga, che si riconosce, per la tipologia e per il confronto con il pulpito di Guglielmo, in S. Paolo; ai lati, altri due personaggi, con un libro chiuso tra le mani e vesti lunghe con mantello, da identificare in Tito e Timoteo, due destinatari di lettere di Paolo, presenti già nell'archetipo del duomo pisano. Nel gruppo si rileva la volontà dell'artefice di diversificare i tre personaggi, uniti tra di loro senza uno spazio di demarcazione, tutti caratterizzati, come l'angelo, da una costruzione sproporzionata del corpo, con piccoli tronchi e gambe lunghissime, teste grandi e braccia corte: mentre in S. Paolo il mantello, una sorta di stola ha, sul davanti, solchi concentrici, i due personaggi sul fianco, raffigurati mentre incedono, in pose diverse (quello a sinistra porge il libro mentre l'altro lo tiene sul petto), trattengono il mantello sul braccio sinistro, lasciando cadere il lembo delle veste (si noti la variatio tra quello di sinistra, che si chiude sinuosamente a libro, con larghe pieghe giustapposte, e quello di destra, con il caratteristico corso serpentinato). Il Tetramorfo presenta le figure tutte alate: al centro l'angelo di Matteo, a destra, il leone di Marco, a sinistra, il toro di Luca; entrambi, simmetricamente, espongono il ventre e tengono le teste torte, in una posizione all'impiedi, certamente dettata dalla composizione, che accentua il loro carattere antropomorfico (l'aquila giovannea-leggio, che sovrastava il gruppo, eseguita a parte, come di solito, è andata perduta). I due animali sono eseguiti secondo le tipologie in voga nella produzione pisana della seconda metà del XII secolo, con la criniera del leone a ciocche tratteggiate, il muso squadrato e delineato, le zampe articolate; il toro ha la caratteristica lingua nella narice ed il volto appuntito e fortemente marcato (si notino le code degli animali laterali che finiscono sull'orlo della veste dell'angelo confondendosi con essa); l'angelo, dalle ali poco visibili, indossa una lunga veste fittamente striata, tenendo tra le mani un rotolo spiegato; (continua in OSS)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900235590
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1993
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0