la presa di Tunisi

dipinto, 1598 - 1598

Soggetti profani. Figure maschili: soldati. Armi. Vedute: Tunisi. Architetture: fortilizio. Costruzioni: edifici. Paesaggi: paesaggio collinare; paesaggio marittimo. Mezzi di trasporto: galee. Abbigliamento: abbigliamento militare contemporaneo

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 203
    Larghezza: 226
  • ATTRIBUZIONI Mati Francesco Detto Cecchino Del Legnaiolo (1565-1570/ 1648)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
  • INDIRIZZO piazzale degli Uffizi, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Monocromo raffigurante a sinistra un soldato che ha appena ucciso un nemico. Arretrati, lungo la costa, i suoi compagni hanno la meglio su alcuni guerrieri indigeni. Quasi all'orizzonte sono gli edifici di una città , protetta sul mare da un fortilizio. Da destra avanza una flotta di navi che si dispone a semicerchio di fronte alla città e, sulla galea più vicina alla costa, gli uomini sono già pronti a combattere. Un documento rinvenuto da Philip Forster (cfr. Borsook 1969) attesta che Francesco Mati eseguì un monocromo per l'addobbo funebre della chiesa di S. Lorenzo in occasione delle esequie in onore di Filippo II re di Spagna, volute da Ferdinando de' Medici nel novembre del 1598 e organizzate da Ludovico Cardi con il probabile aiuto di Alessandro Allori. Il documento è il canovaccio nel quale si definì come gli autori avrebbero dovuto rappresentare i soggetti, 24 in tutto, scelti tra i più gloriosi episodi della vita del re. Furono date istruzioni particolari soltanto per le scene che implicarono la presenza di ambasciatori e personaggi di corte. Circa la 'presa di Tunisi', assegnata al Mati, non si registrò alcuna indicazione utile per l'identificazione della tela tra le 13 superstiti nei depositi delle Gallerie. Esiste peraltro una descrizione a stampa delle esequie, scritta da Vincenzo Pitti (1598), il quale illustrò con poche parole ciascun monocromo, senza specificare i nomi dei pittori. Nella 'Presa di Tunisi' 'vedeansi vivi scolpiti per mare e per terra i combattenti stimolati da gloria, et da odio contro a sì barbara gente valorosamente combattenti' (cfr. V. Pitti 1598, p. 46). La tela in questione sembra corrispondere a questa descrizione e la Borsook (1969, 1, pp. 103, 108) ha pensato di identificarla con tale soggetto. Ulteriori confronti con la descrizione di Vincenzo Pitti confermano che la tela raffigura proprio la 'Presa di Tunisi' e che perciò non è stata confusa con altri episodi come la 'Presa di Orano' o la 'Vittoria sui Turchi', le quali risultano disperse nei riscontri inventariali trovati dalla Borsook. Poichè nel documento rinvenuto dal Forster le correzioni sull'assegnazione dei soggetti ai pittori sembravano essere state già definite, la tela può ascriversi con certezza a Francesco Mati. Questa composizione, spaziosa e scenografica, crea un effetto di vastità paesistica, derivato semplicemente dalle due quinte formate dai contrastati profili dei guerrieri ai lati, oltre le quali appare soltanto lo specchio del mare con il fortilizio, la poppa di una galea e qualche scialuppa. Tale composizione può derivare forse da spunti cigoleschi o alloriani. Le accentuate silhouettes del primo piano, già elaborate dal Buontalenti ed usate, ma con minore evidenza, dal Gualterotti nelle incisioni del 1589, sono elementi decorativi di cui si sarebbe appropriato nel giro di breve tempo Jacques Callot. Il guerriero a sinistra con la spada, immagine ormai di repertorio, sembra desunto, perdendo in aggressività, dal gruppo in lotta dipinto da Andrea Commodi nel 1589 per l'arco trionfale di Porta al Prato, in occasione delle nozze Medici- Lorena, cui partecipò anche il Mati. La tendenza ad esprimere con un certo languore le azioni cruente accomuna dunque il monocromo alla 'Sconfitta di Radagaiso', dipinta dal Mati nel 1589, carente in alcuni punti di accenti drammatici. Inoltre il volto del vecchio armato al margine destro della composizione è del tutto analogo a quello del Santo Vescovo dipinto dal Mati nell'affresco in S. Quirico a Marignolle (1598) e non è escluso che l'artista avesse usato per entrambi il medesimo disegno preparatorio. Si evidenzia tuttavia un notevole salto di qualità tra la bella e fluida pittura del monocromo e quella un po'goffa e vitrea del coevo affresco, il qualeforse per la scarsa confidenza dell'artista con quella tecnica, è da considerarsi la sua opera meno felice. La discontinuità della qualità pittorica è d'altronde frequente in personalità artistiche di minor rilievo e Francesco Mati, a contatto con altri maestri e specialmente nelle imprese a larga collaborazione, offrì risultati talvolta paragonabili alla sua produzione personale. Il dipinto è ricordato nelle 'Miscellanee manoscritte' della Biblioteca delle Gallerie di Firenze (n. 60, vol. 1, n. 11, c. 86)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900189648
  • NUMERO D'INVENTARIO Inventario 1890, n. 7844
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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