putti festanti, profeti in clipei
cantoria,
ca 1433 - ca 1440
Bardi Donato Detto Donatello (1386 Ca./ 1466)
1386 ca./ 1466
Zoccolo con cornice su cui s'impostano cinque mensole, separate da quattro lacunari decorati da rilievi e da clipei con teste, cornice architravata aggettante, con plinti su cui s'impostano dieci colonnine binate, portanti la trabeazione, dietro alle quali corre il fregio coi putti
- OGGETTO cantoria
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MATERIA E TECNICA
pasta vitrea/ doratura
bronzo/ fusione
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MISURE
Altezza: 3.48 cm
Larghezza: 5.70 cm
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ATTRIBUZIONI
Bardi Donato Detto Donatello (1386 Ca./ 1466)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il pergamo venne affidato a Donatello nel luglio 1433 da Neri di Gino Capp oni in rappresenranza degli Operai dell'Opera del Duomo. Al Capponi spetta va (come ha indicato il Janson, 1957) anche la scelta del soggetto e la tr attativa sul prezzo che, almeno in un primo tempo, si voleva non superasse quello stabilito per la cantoria di Luca della Robbia (cfr. Poggi, docc. 1286-1287). Le notizie documentarie riguardanti anticipi e forniture di ma rmi vanno dal 19 novembre di quell'anno fino al 30 ottobre 1438 quando il pergamo e' detto quasi finito, tanto che il 17 novembre si ritirava dal la voro uno degli aiuti (cfr. Poggi, docc. 1288-1309). Quasi un anno dopo, il 12 ottobre 1439, si trova un riferimento assai chiaro alla seconda delle due teste bronzee della parte inferiore. Nel 1440 poi si ha l'ultimo pagam ento parziale per l'opera, gia' collocata al suo posto. Solo nel 1446 pero ' se ne avra' la stima finale, mentre l'ultimo documento del 9 agosto 1456 si riferisce solo alla doratura delle due teste di bronzo (cfr. Poggi, do cc. 1312, 1314-1318). La cantoria come oggi ci appare e' il risultato dell a moderna ricostruzione ed integrazione compiuta tra la fine dell' Ottocen to ed i primi anni del Novecento, della quale riferiscono Marrai (1900), P oggi (1909) e piu' ampiamente i Paatz (1952). Nello smembramento del 1688, quando la cantoria fu smontata in occasione delle nozze del Gran Principe Ferdinando e di Violante di Baviera, si erano lasciati sul posto i mensol oni ed il piano di base, mentre i rilievi e le colonnine mosaicate furono depositati in una stanza dell' Opera, come anche i rilievi della cantoria di Luca della Robbia. Allo stesso modo, le incorniciature vennero riutiliz zate nei restauri del Duomo e del campanile. Parti della cimasa vennero ri trovate nella cappella sotterranea di San Zanobi e, in anni piu' recenti, in una finestra del primo ordine del lato sud del campanile. Nel 1822 Giov anni Degli Alessandri, direttore delle Gallerie e deputato dell' Opera del Duomo, faceva portare questi rilievi agli Uffizi. Da qui sarebbero passat i nel 1867 al Bargello, dove furono collocati provvisoriamente nel cortile . Nel 1870 vi giungevano anche i mensoloni, rimossi precedentemente tra il 1842 e il 1848 per far posto alla nuova cantoria disegnata dall' architet to Giuseppe Baccani. Le colonnine venivano invece lasciate in un cortile d ell'Opera finche' Luigi del Moro non ne riconobbe l'originaria appartenenz a. L'idea di una ricostruzione di entrambe le cantorie di Luca della Robbi a e Donatello e' legata alla proposta dell'istituzione di un museo delle o pere provenienti dal Duomo, all'origine dell' attuale museo dell'Opera. La ricostruzione di L. Del Moro, tuttavia, falso' sia il criterio spaziale s eguito da Donatello, sia la ricca varieta' delle decorazioni, come ha dimo strato piu' recentemente, il ritrovamento di una parte della cimasa da par te dell'archietto dell'Opera A. Sabatini. Quanto alle due teste in bronzo ricordate dai documenti, gia' Convegh (1909) sosteneva una possibile ident ificazione con le due ritrovate a quel tempo al Bargello. La proposta non fu accettata dal Poggi. L'interesse della critica verso questa cantoria si e' incentrato soprattutto sull'ideazione complessiva dell'opera, nella qu ale si son viste, a partiredal Convegh, derivazioni dai sarcofagi romani e ravennati nonche' dai cofanetti in avorio bizantini (Janson, 1957). Si e' fatto riferimento poi anche all'arte dei Cosmati, per i rilievi su fondo mosaicato, che tuttavia possono derivare anche dalle tarsie marmoree della suppellettile di san Miniato (Janson) o dalle innovazioni nello stile cos matesco di Arnolfo di Cambio, ad esempio nel monumento De Braye di Orvieto (Kauffmann)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900188391-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE L. 41/1986
- DATA DI COMPILAZIONE 1985
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0