fanciullo morso da un ramarro

dipinto ca 1596 - ca 1599

Soggetti profani. Allegorie-simboli. Figure maschili: giovanotto. Abbigliamento. Interno. Oggetti: vaso. Animali: ramarro. Vegetali: ciliege; fichi; rose; gelsomini

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 65.8 cm
    Larghezza: 52.3 cm
  • ATTRIBUZIONI Merisi Michelangelo Detto Caravaggio (1571/ 1610)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Saraceni C. , Bottega
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La vicenda critica del dipinto, che Roberto Longhi pubblico` per la prima volta nel 1928 (quando ancora non era di sua proprieta`) si e` svolta nella forma di un vivo dibattito articolato sui due fronti dell'attribuzione e dell'interpretazione. L'analisi stessa dei passi che le fonti secentesche dedicarono all'opera ha creato difficolta`: se la descrizione offerta dal Baglione nella "Vita" del Caravaggio (1642)si attaglia agevolmente al dipinto, l'espressione usata dal Mancini (1619-1621) ha autorizzato a credere che il pittore abbia trattato due soggetti diversi; ma una ricognizione di testi cinque-secenteschi rende pressoche` certa l'identificazione dell'animale che il senese Mancini definisce "racano" con la "lucerta" del Baglione, ed esclude l'ipotesi che il Caravaggio abbia dipinto in quel periodo anche un "Fanciullo morso da una rana". Nella Collezione Korda a Londra si trova una tela con il medesimo soggetto che il Borenius pubblico` come originale(1925), e che approdo` alla raccolta londinese dopo diversi passaggi di proprieta`, provenendo pero` dalla Collezione Borghese a Roma. Appunto sull'autenticita`. Appunto sull'autenticita` dell'una o dell'altra versione si e` sviluppata un'ampia diatriba. In accordo con l'opinione del Longhi, il quale ha in piu` occasioni sostenuto l'autografia del dipinto di sua proprieta` (1928-1929, 1943, 1951, 960,1968), si sono schierati la maggior parte dei critici tra i quali il Mahon (1951), il Berenson (1951), il Friedlaender (1955), il Joffroy (1959), il Frommel (1970), mentre da altri e` stata affermata l'autenticita` del quarto Korda (Venturi, 1952; ultimamente con cautela Nicolson, 1979). Al dibattito si e` recentemente aggiunto il contributo del Moir (1976): questi pubblicando la nota terza versione del "Fanciullo morso", gia` in Collezione Katz a Dieren (Olanda), ha suggerito di considerare quest'ultima come la copia piu` vicina, per invenzione e qualita`di stesura, all'originale scomparso, mentre il dipinto Longhi sarebbe una copia uscita dalla bottega del Saraceni. Se la questione attributiva ha suscitato tali problemi, difficolta` di poco minori sono sorte in merito alla datazione dell'originale, a causa dell'ambiguita` delle fonti. Il Mancini colloca l'esecuzione del quadro nel periodo in cui il Caravaggio si trovava in casa di Pandolfo Pucci a Roma attorno al 1593; mentre il Baglione, precisando che il Caravaggio dipinse il "Fanciullo morso" dopo la sua collaborazione con il Cavalier d'Arpino autorizza a spostare la datazione attorno al 1596 e anche oltre.C Assai vivo e` stato anche il dibattito sulla interpretazione corretta del soggetto. In apertura il Longhi (1928-1929) indicava come fonte iconografica per il tema una composizione di Sofonisba Anguissola dove una fanciulla consola un bimbo piangente per il morso improvviso di un granchio. In seguito l'inerpretazione del soggetto si e` progressivamente arricchita in senso iconologico ed e` stato anche precisato il rapporto che lo unisce con certi aspetti della cultura romana piu` elitaria ed erudita del tempo. Tra le prime indicazioni in questo campo e' l'accostamento suggerito dal Battisti (1960) e condeviso dal Salerno (1966, 1970) e dal Calvesi (1971) alla cultura squisitamente allergorica degli emblemi in particolare le quartine del Lauri sul tema De puero et scorpio, illustranti il subitaneo accidente del fanciullo morso al dito dalla bestia velenosa mentre rovista per gioco tra le pietre, sembrano trovare un corrispondente figurativo nel fancuillo. Röttgen (1966), dopo aver decisamente collocato il dipinto tra le opere destinate al cardinal del Monte, vi ha individuato un duplice livello di lettura: il primo ufgficiale, nel quale il tema si presenta come allegoria della malignita' della vita che minaccia la gioventu'" ; il secondo cripto che trasforma il quadro in rappresentazione allusiva in consonanza con le inclinazioni del cardinale. Su questa via si e' inoltrato anche il Posner (1971) sciogliendo la simbologia del dipinto in chiave omosessuale. Da segnalare infine l'analisi dello Slatkes (1969 e 1976) che colloca il tema trattato tra le rappresentazioni del senso del tatto. In conseguenza di questa lettura, sorretta da opportuni raffronti letterari e figurativi, il dipinto del Caravaggio risulta essere strettamente collegato con il mondo delle allegorie piu' diffuse nella cultura europea del Cinquecento: una relazione che implica, da parte del Caravaggio, estese conoscenze di dipinti e stampe anche d'oltralpe, e che proietta quindi quest'opera su un fondo di piu' ampia e complesso
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900155676
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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