sacrificio di Isacco

dipinto, 1603 - 1604

Personaggi: Abramo; Isacco. Figure: angelo. Abbigliamento: all'antica. Architetture: veduta di paese; castello turrito (chiesa). Paesaggi: pianura; colline; montagne. Oggetti: coltello; pietra sacrificale. Animali: ariete. Vegetali: alberi di alloro

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 104 cm
    Larghezza: 135 cm
  • ATTRIBUZIONI Merisi Michelangelo Detto Caravaggio (1571/ 1610)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Caravaggio, Copia
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria degli Uffizi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo degli Uffizi
  • INDIRIZZO Piazzale degli Uffizi, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pervenuto agli Uffizi nel 1917 come dono di John Fairfax Murray, il figlio del pittore preraffaellita stabilitosi a Firenze, il dipinto proveniva dalla collezione Sciarra di Roma, ma la sua storia risale addietro, poiché figurava negli inventari delle proprietà Barberini già nel 1608. Il Bellori testimonia che la tela fu dipinta per monsignor Romeo Barberini "Al cardinale Maffeo Barberini che fu poi Urbano VIII, sommo pontefice oltre il ritratto fece il sacrificio di Abramo. Il quale tiene il ferro presso la gola del figliuolo che grida e cade". Questa citazione ha indotto a collegare questa tela con due pagamenti effettuati dal Cardinale al pittore nel 1603 e nel 1604. La questione della datazione resta comunque controversa poiché, se il dipinto appare abbastanza prossimo a opere della maturità, la prevalenza di elementi lombardi fa propendere per una datazione anteriore allo scadere del secolo. Per quanto riguarda l'autografia, quasi unanimemente sostenuta dalla critica, da citare la posizione del Friedlander che la ritiene neppure copia, ma "pasticcio", causa pretese incongruenze tra i diversi elementi, come aveva già osservato il Marangoni, che richiamerebbero varie stagioni del fare caravaggesco. Il Longhi ricorda che una relazione alquanto più tarda del soggetto trattato compare nel '700 nella raccolta del Duca d'Arbians, dove fu inciso. Se ne conservano alcune copie antiche, tre delle quali citate da Ainaud de Lasarte, in Spagna: un'altra è nella raccolta De Dona a Como. Gregori nota come il pittore abbia scelto il formato orizzontale a tre quarti che concentra e dà preminenza al soggetto, mentre Marini suggerisce che sotto il tema del dipinto, tratto dalla Genesi (XXII - 10-13), si celi un omaggio al futuro papa Urbano VIII, intento non nuovo al Caravaggio che a Messina si richiama al committente de' Lazzeri dipingendo la "Resurrezione di Lazzaro", adattando così una struttura concettistica "ad personam". Infatti l'albero di alloro che campeggia nella scena si riferisce ai Barberini, l'angelo è elemento precristiano, simbolo del sacrificio secondo la narrazione biblica, e la presenza dell'edificio, molto simile ad una chiesa, allude al sorgere della chiesa dall'immolazione Isacco-Cristo. Calvesi infine, citando Agostino, identifica nella luna di fondo (dove rileva una chiesa con battistero) "l'unione dei fedeli nella chiesa di Cristo e nella Grazia che è la sua luce"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900289182
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 4659
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2002
    2006
    2015
  • ISCRIZIONI sul retro, su cartellino - MOSTRA DEL CARAVAGGIO 15 MARZO 1951 - numeri arabi -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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