Giudizio Universale
dipinto
ca 1330 - ca 1340
Personaggi: Cristo. Figure: angeli; apostoli. Decorazioni: ornati vegetali; ornati geometrici; archetti
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Senese
- LOCALIZZAZIONE Casole d'Elsa (SI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il frammento di affresco, rinvenuto dopo l'ultima guerra sotto lo scialbo, nella parete di fondo della Collegiata, nella quale si aprono, più in basso, le cappelle del presbiterio, in seguito ai restauri eseguiti dalla S.B.A.S. di Siena, negli anni tra il 1950 e il 1955, che portarono alla rimozione del soffitto ottocentesco, costituisce il registro superiore di una grandiosa composizione che doveva rappresentare il Giudizio Finale. Le figure superstiti destinate ad essere viste dal basso e da molta distanza risultano di dimensioni assai grandi e ci danno la misura di quanto imponente dovette essere originariamente la rappresentazione di un soggetto desunto dalla tradizione figurativa senese. L'opera, che non era stata mai menzionata nelle fonti storiografiche, venne presentata dal Carli alla conclusione dei lavori di restauro e riferita a Jacopo di Mino del Pellicciaio, proponendone una collocazione cronologica intorno alla metà del Trecento. Nella ricostruzione critica dell'attività del pittore senese, il Bellosi ne espunge dal catalogo l'affresco di Casole, che riconduce ad un ambito culturale più antico ed in stretto rapporto con l'opera di Simone Martini, avanzando l'ipotesi che l'autore del dipinto potesse essersi educato nella bottega dello stesso Simone, avvicinandolo, pur nell'evidente scarto qualitativo, al pittore che ha dipinto il San Pietro, già nella collezione Lehman, oggi nel Metropolitan Museum di New York, dal Boskovitz riunito, dopo aver portato a lungo un improbabile attribuzione a Lippo Vanni, sotto il nome stesso del Martini insieme ad altre tavolette appartenenti ad uno stesso complesso. La derivazione diretta dell'affresco dalla matrice culturale martiniana, già riconosciuta dal Bellosi, si giustifica ampiamente nell'analisi stilistica delle figure superstiti, che pur non risultando di eccezionale qualità, derivano tipologie ed atteggiamenti direttamente dal repertorio di Simone e dei suoi più vicini collaboratori, con i quali rivela una stretta consuetudine, utilizzando una materia pittorica caratterizzata da un chiaroscuro morbido e sfumato che rende teneri e luminosi gli incarnati. Ciò trova indiretta conferma anche in un elemento strettamente tecnico come l'uso dei punzoni per la decorazione delle aureole, di cui è ancora possibile individuare una debole traccia nell'intonaco, peculiarità che, per quanto riguarda l'affresco, fu quasi esclusivamente del Martini e della sua bottega. Anche cronologicamente l'affresco va ricondotto entro la prima metà del secolo e non oltre il quarto decennio, come sembra suggerire l'ampiezza degli scolli degli angeli, chiaramente leggibile nonostante le lacune e la dipendenza dal complesso studiato dal Boskovitz, riferibile alla fine del terzo decennio del Trecento
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900152850
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Siena e Grosseto
- DATA DI COMPILAZIONE 1983
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0