CROCIFISSIONE DI SAN PIETRO

sovrapporta, 1700 - 1749

Due putti, dei quali siolo uno ancora alato, col sesso coperto da un panno attorto tra le gambe e girato dietro i fianchi, stanno sull'arco spezzato sovrastante uno dei due ingressi laterali alla cappella sdi S. Pietro, l'uno reggendo il medaglione centrale e con lo sguardo volto verso l'osservatore, l'altro piangente il dramma riprodotto nell'ovale mediano: si tratta della crocifissione dell'apostolo, che qui compare coperto dal solo perizoma, legato ad una croce a testa in giù. Attorno ad essa stanno un anziano barbuto e col capo coperto da una lunga sciarpa frangiata, nonchè tre uomini di fatica, rispettivamente intenti a sostenere la croce, tirarla, legare il santo allo strumento di tortura. A destra, appena rilevati, una balaustra e un albero; a sinistra un soldato a cavallo e un individuo che la corta veste qualifica come figura di basso rango sociale, uno stalliere forse, mentre si staglia sullo sfondo un uomo al lato di una colonna, reggente in mano un oggetto non identificato. Sotto il medaglione, in posizione centrale, è collocata un foglia d'acanto, ai lati della quale si snodano due volute sovrastate da altrettanti festoni floreali. Sovrapporta a rilievo

  • OGGETTO sovrapporta
  • ATTRIBUZIONI Baratta Giovanni (1670/ 1747)
  • LOCALIZZAZIONE Livorno (LI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Realizzato da Baratta insieme all'arredo dell'intera cappella per Pietro Yarvis, ivi ricordato dallo stemma gentilizio apposto sui due dadi affiancanti l'altare e dall'iscrizione di una lapide oggi non più esistente (V. Cataldo, 1967, p. 17; M. Barbano, 1970, p. 51; M. Barbano, s.d., pp. 51, 88.), l'opera venne eseguita forse nei mesi immediatamente successivi al settembre 1721, in quel periodo appena antecedente la partenza dell'artista per Torino, come implicitamente pare suggerire una missiva autografa del carrarese tutt'oggi conservata (Memorie che riguardano la costruzione della chiesa di S. Ferdinando, con alcuni autografi di Giovanni Baratta, Serie prima inserto 2). Dal punto di vista icinografico, il tema del rilievo, in sintonia con quello del secondo medaglione ubicato nella cappella e con la scena riprodotta nell'ancona dell'altare, risponde ad un programma mirante a celebrare quel S. Pietro a cui l'inglese committente era legato da vincolo onomastico. Nell'ambito della locale storiografia artistica, la sola peraltro ad aver prestato un'attenzione se pur minima a tale opera, la descrizione del soggetto è accompagnata raramente dalla sua analisi stilistica che, quand'anche effettuata, si è sempre mantenuta su livelli tanto superficiali quanto contestabili. Così l'apprezzamento per la resa vogorosa dei carnefici e per l'iposità emotiva che si sostiene trasparire dai loro corpi in azione (P. Vigo, 1908, p. 53; P. Vigo, s.d., pp. 61 - 62.), non pare ritrovare alcun riscontro oggettivo in questi "manovali" della morte: lungi dall'apparire autentici aguzzini, spiranti sentimenti di manifesta e compiaciuta ostilità verso la vittima, essi paiono solo intenti alla fatica dell'azione, in un atteggiamento di amorale indifferenza che nella volontà espressiva, non certo nekka resa della forma, si rende memore dell'interpretazione data da Caravaggio a questo stesso tema. Ciò che piuttosto emana da simili figure è dunque un certo tocco di realismo, qui declinato non tanto o non soltanto nella specifica valenza della forma, ma in relazione al contenuto, esente finalmente da ogni teatrale eccesso di drammatizzazione e collocato invece in una dimensione meno eroica e più feriale. Considerato in relazione a una siffatta scelta di realismo, il putto piangente che regge sulla sinistra il medaglione serve a riportare l'intera macchia figurativa sul piano di una più spiccata valenza retorica, facilitando il coinvolgimento emotivo dell'osservatore, in sintonia perfetta con le finalità di persuasione e sensibilizzazione proprie della tradizione artistica barocca. Un'ultima postilla sia dedoicata infine all'attuale assetto del complesso ora indagato: le riproduzioni fotografiche ad esso relative e realizzate prima del secondo conflitto mondiale, danno ragione della presenza di due sinuose fronde vegetali incrociate, apposte a mò di trionfo terminale sul medaglione (P. Vigo, 1908, p. 55; P. Vigo, s.d., p. 64; G. Mazzanti, 1937, p. 209): nel periodo compreso tra il 28 maggio 1943 e il 26 febbraio 1944 (Chiesa di S. Ferdinando, 1943, 1944, s.d. S.B.A.A.A.S. Pisa) l'opera fu trasportata a Calci, allora fungente da rifugio per i beni di arte, mentre la sua decorazione terminale superiore dovette restare in loco, analogamente a quanto avvenne per la medesima composizione sovrastante il medaglione antistante ad esso (A.F.S.B.A.A.A.S. Pisa, n° 89d.) Bibliogafia: Cfr. p. seg
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900149950
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 1986
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Baratta Giovanni (1670/ 1747)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1700 - 1749

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'