angelo
scultura
1700 - 1724
Baratta Giovanni (1670/ 1747)
1670/ 1747
Angelo reggicornucopia sinistro: assiso su un cumulo di nubi sta un putto alato, col sesso coperto da un panno attorto tra le gambe, che dopo aver girato lungo la schiena scivola dal braccio sinistro, mentre una cintura collocata di traverso al busto ferma sul corpo dell'angelo il suo ridotto abbigliamento. La figura regge con una mano una cornucopia, mentre con l'altra indica l'altar maggiore e il gruppo plastico ivi inserito. Angelo reggicornucopia destro: assiso su un cumulo di nubi sta un putto alato sostenente una cornucopia; l'angelo ha il sesso coperto da un panno attorto tra le gambe, che dopo aver girato lungo la schiena scivola dal suo braccio sinistro
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
MARMO DI CARRARA
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ATTRIBUZIONI
Baratta Giovanni (1670/ 1747)
- LOCALIZZAZIONE Livorno (LI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I due angeli reggicornicopia sovrastano le due porte di accesso al coro affiancanti l'altar maggiore, della cui struttura architettonica fanno integralmente parte; l'altare fu commissionato dal fiorentino Francesco Teriesi, provveditore della dogana di Livorno, a Giovanni Baratta nel 1711 (Libro degli Atti Capitolari, A, p. 178), mentre nel 1713 si conclusero i lavori della sua stuccatura (Libro degli Atti Capitolari, A, pp. 182 - 183): è dunque lecito supporre che l'intero complesso a questa data fosse ormai terminato e con esso le sculture ivi inglobate. Voci isolate della locale storiografia artistica hanno dedicato rapidissima menzione a questa coppia di angeli, ora qualificandoli come "dettaglio" dell'altar maggiore P. Vigo, 1908, p. 54), con ciò manifestando una completa incomprensione per la pregnanza iconografica insita in essi, ora attribuendo alla loro posa e all'espressione dei visi "un'attitudine estatica" (G. Mazzanti, 1937, p. 214) che in verità non pare trovar riscontro in un'attenta osservazione, da cui piuttosto emerge un timbro di brioso trionfalismo. Al contrario le due figure, tanto per la coolocazione quanto per i peculiari connotati, svolgono un ruolo assai importante nell'economia del ciclo plastico dedicato alle allegoriche riproduzioni delle virtù, servendo a illuminare e a completare il contenuto espresso dal gruppo sull'altar maggiore, al quale peraltro si rivolge, col gesto di una mano, uno dei putti alati ora in esame. I personaggi qui indagati reggono una cornucopia, tradizionele segno di abbondante profusione, mentre l'associazione corucopia-angelo rimanda ad un soggetto tipico dell'iconografia classica, quella del messo d'amore che appunto ostenta il "cornu copiae": evidentemente il pezzo di Baratta si conforma all'avvenuta commistione tra l'iconografia del mondo pagano e quella cristiana, peraltro favorita dall'identicafunzione di messaggero svolta dai due tipi di figure nei rispettivi ambiti culturali. Con la loro cornucopia dunque, i putti alati annunziano e prefigurano gli effetti del divino amore, manifestantesi in forma di carità e qui esemplificato dalla liberazione degli schiavi, così testimoniando i generosi doni offerti all'uomo da una tal virtù. Nel corso del secondo conflitto mondiale le due sculture furono spostate dalla loro ubicazione originaria a fini cautelativi e trasportate a Calci nel periodo compreso tra il 28 maggio 1943 e il 26 febbraio 1944 (Chiesa di S. Ferdinando 1943, 1944, s. d., A. S. B. A. A. A. S. Pisa)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900149913
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0