Sant'Antonio Abate

dipinto, post 1390 - ante 1399
Gaddi Agnolo (attribuito)
notizie dal 1369/ 1396

Dipinto a tempera su tavola a fondo oro, in stato frammentario, raffigurante sant'Antonio abate a mezzo busto. La tavola è inglobata in una cornice lignea dorata con altri due dipinti frammentari

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Gaddi Agnolo (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello o del Podestà già del Capitano del Popolo
  • INDIRIZZO v del Proconsolo, 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo Sant’Antonio abate frammentario formava un altarolo con la Madonna col Bambino n.2013 ed il Santo n.2014, tutti tagliati all’altezza del busto ed acquistati in questo stato da Jean-Baptiste Carrand e dal figlio Louis Claude, che nel 1888 donò la collezione al museo del Bargello. L’inventario SOLENNE (1888), redatto subito dopo, descrive questo ed il n.2014 come “due piccoli dipinti in Tavola”, che quindi non erano ancora incorniciati in un solo blocco con il n.2013, vi vede “un Santo” ed “un Monaco” e li assegna al “Risorgimento”; tutto il discorso è ripreso dall’inventario di Pasquale FERRI (1889). Il primo a collocare il Sant’Antonio abate nell’ambiente di Agnolo Gaddi è SUPINO (1898), che lo dà alla sua scuola seguito dalla CRUTTWELL (1908), mentre WULFF (1907) pensa ad un altro ignoto trecentista a cui dà il nome di “Madonnenmeister”, un pittore con influenze fiorentine e senesi autore dell’affresco frammentario con la Madonna col Bambino del Museo dell’Opera di Santa Croce (Firenze). Di nuovo alla cerchia del Gaddi, ma alla singola personalità definita “compagno di Agnolo” che seguì da vicino lo stile tardo del maestro, lo riferisce SALVINI (1935), accostando i frammenti Carrand alla Madonna ed angeli della Galleria dell’Accademia di Firenze e datandoli ben dopo la morte del maestro (1396), già ai primi anni del XV secolo. Lo stesso Roberto SALVINI, che nell’opera tarda del “compagno di Agnolo”, artista raffinato e decadente, trova “belle soprattutto per dignità d’aspetto e per splendore coloristico le teste di Santi della tavola Carrand”, ribadisce la sua attribuzione nella tesi di laurea su Agnolo Gaddi (1936) dove assegna al “compagno di Agnolo” anche l’affresco dato da WULFF al “Madonnenmeister”. Dopo una prima attribuzione al Gaddi con l’intervento di aiuti (1932 e 1936), Bernard BERENSON preferisce successivamente (1963) considerare il Sant’Antonio abate del solo Agnolo, come aveva già fatto ROSSI (1938) nella seconda edizione della guida del Bargello (nella prima, del 1932, i dipinti Carrand erano citati nel loro insieme secondo le scuole di appartenenza, pag.22) e nelle schede della collezione Carrand da lui riviste su note di SUPINO (anonime, ma dovute ai due studiosi; com.or.del caposervizio del Bargello, Moscadelli); la MARCUCCI (1965) lo ritiene con probabilità autografo di Agnolo e riprende il paragone proposto da SALVINI tra i frammenti Carrand e l’altarolo della Galleria dell’Accademia: in particolare i due Santi Carrand “hanno caratteri fiorentini ancora derivati da Maso o meglio da Giottino”, nonostante che nell’insieme si avvicinino più dell’altarolo al tardo Simone Martini. Per la completa autografia del Gaddi si pronuncia anche BOSKOVITS (1975), che colloca il Sant’Antonio abate negli ultimi anni di attività dell’artista (1390-1396), e l’attribuzione è confermata in occasione della mostra per il centenario della donazione Carrand (1989). Come gli altri due frammenti, anche il nostro Sant’Antonio abate rivela una qualità pittorica tale da essere attribuito ad Agnolo Gaddi, così per la tecnica che per quella patina di fiaba tutta particolare, sospesa tra gotico e tardo-gotico, tipica del pittore; la calma ed assorta dolcezza d’espressione dei personaggi Carrand è ricorrente nell’opera tarda di Agnolo, come possiamo rilevare – un esempio per tutti – negli affreschi della cappella della Cintola del duomo di Prato, eseguiti nel 1392-1395, dove i panneggi pesanti, ma morbidi, la ricerca di un’interiorità nelle figure e la costruzione per lievi e progressivi trapassi chiaroscurali tornano puntualmente nel nostro Sant’Antonio abate insieme a soluzioni coloristiche “secondarie” come la barba bipartita, che permette una più fine distribuzione della luce. Il frammento Carrand può quindi essere datato agli stessi anni degli affreschi di Prato, nell’ultimo periodo di attività di Agnolo Gaddi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130762
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2015
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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