Santo

dipinto, post 1390 - ante 1399
Gaddi Agnolo (attribuito)
notizie dal 1369/ 1396

Dipinto a tempera su tavola a fondo oro, in stato frammentario, con il busto di un santo. La piccola tavola è inglobata in una cornice lignea dorata insieme ad altri due frammenti della stessa mano

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Gaddi Agnolo (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello o del Podestà già del Capitano del Popolo
  • INDIRIZZO v del Proconsolo, 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavoletta formava un unico dipinto con i frammenti n.2013 e n.2015, ma vi sono delle incertezze sul suo vero soggetto: il busto maschile dal volto assorto e triste, finissimo nella materia pittorica e nel colorismo, è stato identificato sia con il Redentore che con un Santo ignoto; data la sua posizione non preminente, in piedi accanto alla Madonna dal lato opposto al Sant’Antonio abate n.2015, non dovrebbe rappresentare Gesù Cristo che tra l’altro appare bambino insieme alla Vergine (n.2013); possiamo pensare ad un Santo come Giacomo o Giuliano (il Battista veste di pelle), sul tipo del San Giuliano della pala dell’Alte Pinakothek di Monaco (n.7819) di Agnolo Gaddi, dove il volto e tutta la testa del Santo ripetono molte caratteristiche del frammento Carrand. Come Santo ignoto viene citato nell’inventario SOLENNE (1888) subito dopo la donazione della collezione Carrand al Bargello e nel successivo di FERRI (1889), che ne riprende l’attribuzione al “Risorgimento”; SUPINO (1898) lo assegna alla “scuola di Agnolo Gaddi”, seguite dalla CRUTTWELL (1908) che lo vede già incorniciato con gli altri due frammenti e vi identifica il Cristo; frattanto Oskar WULFF (1907), nel suo studio sul “Madonnenmeister”, aveva ascritto il dipinto a questo ignoto artista trecentesco diviso tra suggestioni fiorentine e senesi ed autore, secondo lo studioso, dell’affresco staccato con la Madonna col Bambino a mezza figura del Museo dell’Opera di Santa Croce di Firenze. All’allievo del Gaddi che SALVINI chiama “compagno di Agnolo”, vicino nella sua fase tarda alle estenuate raffinatezze del tardo-gotico ed oggetto di una vasta ricerca filologica (1935), lo stesso SALVINI assegna il nostro Santo lodandone la “dignità d’aspetto” e lo “splendore coloristico” e pubblicandolo per la prima volta, opinione ribadita nel successivo studio su Agnolo, oggetto della sua tesi di laurea (1936); la datazione proposta è dopo la morte del Gaddi (1396), già ai primi anni del Quattrocento. Berdard BERENSON, dopo aver pensato in un primo tempo ad Agnolo Gaddi con l’intervento di aiuti (1932 e 1936) per il “busto di Cristo”, vi identifica successivamente un Santo (1963) attribuendolo solo al maestro. Questa è la proposta più seguita, formulata per primo da ROSSI (1938) che aveva anche rivisto le schede dattiloscritte della collezione Carrand tratte da SUPINO (con.or.del caposervizio del Bargello, Moscatelli; le schede sono anonime); la MARCUCCI (1965) ritiene i tre frammenti parte di un’anconetta sul tipo di quella dello stesso Gaddi oggi alla Galleria dell’Accademia (Firenze), ma molto più vicina di questa al tardo Simone Martini, con i due Santi (nel nostro riconosce il Battista) che mostrano invece influenze fiorentine derivate da Maso di Banco o meglio ancora da Giottino. L’attribuzione ad Agnolo è mantenuta da BOSKOVITS (1975) con una datazione al 1390-1396, e dalla scheda-cartellino in occasione della mostra della collezione Carrand per il centenario della donazione (1989). La qualità dell’opera invita senz’altro a considerarla autografa del Gaddi, anche per la preziosità coloristica e decorativa: il rosa ed il grigio della veste, già arabescata in oro, con l’oro dal fondo ed il biondo dei capelli producono un effetto quasi miniaturistico, accentuato dalla complessa stampigliatura dell’aureola; anche la delicatezza dell’incarnato è tipica del Gaddi, come la soffice massa di capelli terminanti a ciocche ed il chiaroscuro morbido, tutti caratteri che si accentuano nelle opere tarde: il punto di contatto maggiore è forse con gli affreschi della cappella della Cintola del duomo di Prato (1392-1395), dove alcune figure maschili riccheggiano questo Santo del Bargello, e con il già citato San Giuliano della pala di Monaco: per questo possiamo assegnare la tavoletta alla fase tarda di Agnolo, agli ultimi anni del XIV secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900130761
  • NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 2014
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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