vaso - ambito peruviano (XIII- XV)

vaso, 1201 - 1500

Vaso sub-sferoidale a bassa piana con ansa a staffa e collo cilindrico circolare. Alla base di innesto del collo una scimmietta a tutto tondo. COLORE NERO tipo bucchero

  • OGGETTO vaso
  • MATERIA E TECNICA terracotta/ modellatura
  • MISURE Altezza: 24.8 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Peruviano
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Cultura Preincaica Chimù
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Anatomia Umana "Filippo Civinini"
  • LOCALIZZAZIONE Scuola Medica
  • INDIRIZZO Via Roma, 55, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'oggetto fa parte di una raccolta composta da oltre cento vasi (antropomorfi, globulari, dai vari stili di “Silbador”) due mummie, otto crani e cinque corredi funebri. La tradizione documentaria, indicata da Curzio Massart nell'introduzione del catalogo della mostra (vedi bibliografia), fa risalire questi oggetti a scavi in area peruviana e l'acquisizione agli interessi scientifici che mossero Carlo Regnoli, studioso dell'Ateneo pisano, intorno agli anni '70 dell'Ottocento, ad effettuare una spedizione oltreoceano ed ad inviare gli oggetti a Pisa. Il vaso può esser fatto risalire alla tradizione Chimù per il suo caratteristico colore nero tipo bucchero, tipico di tale tradizione che dominò la costa settentrionale del Perù prima dell'invasione Incaica. Per quanto concerne la produzione artigianale di vasi, i Chimù utilizzavano come materiale l'argilla ricavata dalle terrazze fluviali e/o dalle rive degli stagni e vi mescolavano sostanze sgrassanti come sabbia, conchiglie tritate, materiale organico che servivano a ridurre la vischiosità. La tecnica di formatura più diffusa era quella a stampo che consentiva la realizzazione di forme plastiche anche molto elaborate. La maggior parte dei vasi veniva prodotta con stampi bivalvi di terracotta, plasmati a loro volta su prototipi ceramici o su forme esistenti in natura, come zucche, pannocchie di mais e vari tipi di frutta. L'argilla veniva stesa all'interno di due matrici che venivano poi accostate e fatte combaciare, con l'essiccamento l'impasto diminuiva di volume e si staccava dalle pareti dello stampo. La stampo bivalve più comune era quello verticale, dove ciascuna delle matrici formava metà del vaso in sezione verticale, ed è proprio quello che è stato utilizzato per l'oggetto in questione. Il metodo può essere confermato non solo da analisi radiografiche ma anche dal semplice esame dei manufatti che recano tracce evidenti di una linea di giunzione longitudinale. Molto più raro è l'utilizzo di stampi orizzontali. Fra i tipi più comuni nella ceramica Chimù, i vasi con ansa a staffa e stretto collo cilindrico (come l'oggetto in esame), potevano esser realizzati sia con un unico stampo verticale che con due stampi verticali distinti, uno per il corpo e uno per il collo e l'ansa, come nel nostro caso. Analogamente gli elementi plastici potevano costituire un tutt'uno con lo stampo del vaso oppure essere fabbricate separatamente. Inoltre la tecnica a stampo si prestava ad ottenere anche decorazioni costituite da motivi a rilievo impressi sulle pareti del vaso. Il colore nero simile al bucchero veniva ottenuto cuocendo i vasi in atmosfera riducente, ossia povera di ossigeno. La particolarità della forma, poco pratica per un contenitore suggerisce che questo tipo di vasi avesse esclusivamente una funzione cerimoniale. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che se i vasi vengono riempiti d'acqua e afferrati per l'ansa, questa si rompe con facilità
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900113430
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Università di Pisa
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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