Madonna con Bambino, angeli, santi e scene della vita di Cristo
Il dossale, a forma di polittico, è costituito da un'edicola centrale coperta da un baldacchino tricuspidato e ospita, su un piedistallo, la statua della Madonna col Bambino affiancata da due angeli. Altri due angeli, questa volta a bassorilievo, sorreggono un drappo che forma una sorta di cornice intorno ai volti della Vergine e del Bambino. Ai lati di questo nucleo centrale, sono disposte simmetricamente sei edicole di minor dimensione, anch'esse cuspidate, e definite da pilastrini ottagonali che sorreggono archi acuti trilobati. In queste nicchie, da sinistra verso destra, sono poste le statue dei Santi Benedetto, Andrea, Giovanni Battista, Pietro, Lorenzo e Francesco. A completare la struttura, il dossale consta anche di una predella, con sette rilievi raffiguranti scene della vita di Cristo. Partendo sempre da sinistra, troviamo Cristo fra i dottori, l'Annunciazione, la Natività, Cristo in Pietà, il Battesimo di Cristo, la Resurrezione e la Pentecoste
- OGGETTO dossale
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MATERIA E TECNICA
marmo/ scultura
- AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Giorgio Vasari, nella seconda edizione delle Vite (1568), è il primo a menzionare il dossale di Tommaso e a testimoniare la sua presenza sull' "altare maggiore di San Francesco di Pisa". Successivamente, l'anonimo redattore delle Memorie del Convento di San Francesco (XVII-XVIII sec.), dopo aver descritto i lavori eseguiti nel 1342 nella cappella Maggiore di patronato dei Gambacorti, scrive che "sopra l'altare fu poi posta un'icona di marmo" identificabile con l'opera in esame. La testimonianza dell'anonimo e la presenza dell'arme dei Gambacorti, dipinte sui pilastrini che scandiscono i rilevi della predella, ci consentono di attribuire, con una certa sicurezza, la responsabilità della committenza alla suddetta famiglia. Sappiamo infatti che Francesco Lotto e Bartolomeo Gambacorti, giustiziati nel 1355 dall'imperatore Carlo IV, furono sepolti in un monumento marmoreo proprio all'altar maggiore della chiesa. Tuttavia, i raffronti con altre opere attribuite a Tommaso e al più famoso e dotato fratello Nino, hanno indotto la critica a spostare la data di esecuzione dell'opera al 1369, anno che coincide con la fine dell'esilio e con il ritorno a Pisa di Pietro Gambacorti. Il 30 Settembre del 1810, Carlo Lasinio, impegnato nella raccolta di quelle opere che rischiavano la dispersione in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, decise di trasferire il dossale nel Camposanto monumentale, sede in cui l'opera rimase fino all'inizio di questo secolo, quando venne ricollocata sull'altare maggiore di S. Francesco. Tuttavia, in seguito a quest'ultimo trasferimento, un errore al momento dell'assemblaggio ha invertito l'ordine di due rilievi, facendo iniziare le storie della vita di Cristo con la scena raffigurante Cristo fra i dottori, laddove tradizionalmente doveva trovarsi l'Annunciazione, oggi terzo rilievo da sinistra. Sempre in quest'occasione, l'opera fu sottoposta ad un intervento di restauro che conferì nuovo splendore al brillante cromatismo delle decorazioni pittoriche, e riportò la struttura alla sua primigenia interezza grazie al rifacimento delle parti mancanti, e cioè la testa del bambino, il timpano di destra dell'edicola centrale, e i pinnacoli delle guglie. Ancora oggi assai scarse restano le notizie relative alla carriera di Tommaso Pisano, di cui non si conoscono gli estremi anagrafici. Figlio di Andrea Pisano, e fratello di Nino, Tommaso viene menzionato per la prima volta nei documenti nel 1363, quando risulta impegnato, insieme ad altri orafi, alla presa del castello di Figline, in qualità di balestriere. Sempre dai documenti, sappiamo che, nel 1368, lo scultore presenziò, come testimone, all'atto di inventariazione dei beni dell'Opera del Duomo, e un anno dopo gli furono commissionati, sempre dall'Opera, due angeli marmorei, oggi perduti. Proseguendo una tradizione inaugurata dal poliedrico padre, Nino e Tommaso si susseguirono alla testa della più importante bottega pisana del Trecento, una bottega in cui si praticava non soltanto la scultura, ma anche l'architettura e l'oreficeria
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900032954
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 1975
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sul basamento dell'edicola centrale - TOMASO. FIGLIUOLO CHE [FU DI MAE]STRO ANDR[E]A F[ECE QU]ESTO [LA]VORO ET FU PISANO// - lettere capitali - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0