La Chiesa. Veduta di città

dipinto,

Dipinto a olio su tela, conservato in sottile e liscia cornice di legno

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Rossi Pio (1886/ 1969)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo del Monte di Pietà
  • INDIRIZZO Corso Giuseppe Garibaldi, 45, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela, che nella documentazione relativa all'acquisto risulta intitolata semplicemente "La Chiesa", entrò a far parte della Collezione d'Arte della Cassa dei Risparmi di Forlì nel 1988, insieme a un altro dipinto dello stesso artista rappresentante "Il Ponte di Schiavonia" (scheda ICCD n. 0800690235). Le due opere di Pio Rossi (Forlì 1886- Pordenone, 1969), di proprietà di Giuseppe Chiappetti di Cervia, furono segnalate all'ente bancario dal negozio cervese di antichità "E purbion", che ne informava circa la provenienza da "un noto palazzo cittadino", senza però specificare quale. La tela appartiene alla piena maturità del pittore forlivese: sia nella documentazione conservata nell'archivio della Fondazione, sia nelle schede dell'opera redatte da Giordano Viroli (Viroli 1997 e in La tradizione rinnovata 2006), si afferma infatti che, in corrispondenza dell'angolo in basso a sinistra, era ben visibile la firma, comprensiva di data, "Rossi 922". Tale iscrizione risulta ormai poco leggibile a causa dell'inscurimento a cui sono andate incontro soprattutto le tinte della parte inferiore del dipinto. Seppur ripreso in lontananza e parzialmente coperto dagli edifici dell'annesso convento, nel dipinto si è riconosciuto il fianco sinistro della chiesa forlivese di San Biagio, con il suo campanile ancora inondato dalla luce di un sole ormai avviato al tramonto. Si tratta di uno degli edifici ecclesiastici più famosi della storia cittadina, costruito tra il 1427 e il 1428, divenuto poi luogo di sepoltura di Pino III Ordelaffi e di sua moglie Barbara Manfredi e scelta infine come chiesa prediletta da Caterina Sforza, che qui fece erigere e decorare, da Melozzo da Forlì e Marco Palmezzano, la cappella in onore del suo secondo marito, l'amato Giacomo Feo. Il dipinto di Rossi si carica quindi di un alto valore documentario, ritraendo la chiesa quattrocentesca prima del bombardamento tedesco che la distrusse il 10 dicembre 1944 e mostra tutto l'attaccamento del forlivese alla sua città natia, anche dopo il trasferimento a Pordenone (1920), dove intraprese la carriera di insegnante e preside. Molto meditata appare la composizione: Viroli ha notato infatti come il pittore abbia impostato la sua veduta quasi in modo panoramico, distendendo i limiti della proiezione al di là del normale angolo visivo e creando una dilatazione orizzontale simile a quelle cartoline illustrate "panoramiche", composte da due o più fotografie congiunte tra di loro. Di grande effetto è soprattutto la fuga prospettica del muro di cinta, che occulta gli spazi ortivi e crea una diagonale che scandisce e accompagna, grazie agli strappi di luce che ne punteggiano la sommità, la silenziosa processione di donne che si recano alla funzione religiosa
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800690234
  • NUMERO D'INVENTARIO 02001015
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • ISCRIZIONI Rossi 922 - corsivo/ numeri arabi - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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