Madonna col Bambino

dipinto,

dipinto ad olio su tela tensionata (col supporto di strisce perimetrali) a telaio a incastri privo di biette per l'espansione. Il telaio è vincolato (tramite chiodi) all'interno di una cornice a cassetta in stile settentesco, con ampia decorazione fitomorfa a pastiglia dorata e sviluppo agli angolari dove sono quattro alloggiamenti per stemmi ovali Sottile un fregio fogliaceo corre anche nella fascia più interna. La Santa è ritratta di tre quarti, appena adagiata con il braccio destro proteso su un libro, a sua volta posto sullo stesso davanzale in primo piano sul quale si riposa anche il minuscolo agnellino che la assiste. Agnese, inarcando leggermente il collo, rivolge con fare disinvolto lo sguardo a destra, reggendo la palma del martirio con elegante gesto della mano sinistra, posta sull’avambraccio destro

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Agresti Livio Detto Ricciutino (1508 Ca./ 1579): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
  • INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il forlivese Livio Agresti, soprannominato Ritius (il Ricciutello, o Ricciutino), pittore, disegnatore ed esperto frescante, fu uno dei pittori romagnoli più mobili e versatili ad attraversare i decenni centrali del XVI secolo, come del resto dimostra la stessa produzione pittorica, che trova a Roma nel centro Italia un baricentro forte almeno quanto quello romagnolo, probabilmente più decisivo rispetto alla maturazione di uno stile distintivo. Laddove il concittadino e quasi coetaneo Francesco Menzocchi maturava la propria via alla Maniera a fianco di Girolamo Genga a Pesaro, per Agresti furono il cantiere della Sala Paolina a Castel Sant’Angelo, e la pittura di Perin Del Vaga, a dare avvio ad una carriera contrassegnata dal significativo apprezzamento dei contemporanei (Vasari, Baglione, Scanelli) e da numerose commissioni che lo impegnarono con continuità ancora a Roma (lavorando per la Santa Sede alla Sala Regia, poi per Andrea Pelucchi in Santa Maria della Consolazione), a Tivoli e in seguito in Umbria, sviluppando contatti e relazioni con Federico Zuccari, Marco Pino e Tibaldi. Percepibile anche nell’opera in oggetto, che presumibilmente può porsi in relazione proprio con la Pala per la Consolazione a Roma, pertanto prossima all’aprirsi dell’ottavo decennio del secolo, è in particolare il grande magistero raggiunto dal forlivese nel disegno, che risolve con grande sottigliezza ed eleganza la resa anatomica delle paffute membra del Bambino, le quali terminano in minuscoli piedini che pure nulla hanno di tozzo, così come nella destra benedicente, capace di conferire ad un braccio così parco di sviluppo spaziale una solenne dignità di gesto, accresciuta dal macchiato studio dei lumi. Il gusto arcaizzante, rimarcato spesso dalla critica, si manifesta ancora in opere come la presente, dipinta in tutta evidenza al vertice della propria parabola artistica, in una fase in cui evidenti sono i debiti contratti verso Agresti dall’omonimo Livio Modigliani. La pittura patisce per alcuni appiattimenti causati da vicende conservative non troppo clementi, ma il solidissimo disegno, in una esercitazione del tema della Madonna col Bambino non infrequente nella sua produzione – alla pala Pelucchi già citata si aggiunga almeno il bel bulino dell’Accademia Carrara (375x255 mm, inv. 00564, databile allo stesso giro d’anni) – emerge con tutta la sua forza, manifestando forse traccia delle commissioni ricevute per committenti in Germania, e forse ad un viaggio in quella terra, databile alla fase estrema della carriera
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686836
  • NUMERO D'INVENTARIO 98019719
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • ISCRIZIONI retro della cornice sul margine inferiore - 000708 - a stampa, a pennarello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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