Trionfo di San Filippo Neri con la Trinità

dipinto,

Dipinto ad olio su tela montata su telaio ottagonale. Il telaio, composto da 4 tavolati assemblati a incastro, è stato realizzato in occasione di un recente restauro e la tela vi si trova tensionata con l'ausilio di almeno una tela di fodera (se ne vedono due ai margini, a significare una doppia fodera o una fodera singola con strisce perimetrali). Il telaio è alloggiato (con l'ausilio di chiodi di fermatura e spessoramenti in tessuto ai lati) all'interno di una cornice a cassetta in stile dorata a foglia al fronte. Il frontale è quadrato, reca una spessa battuta concava e modanatura esterna, mentre all'interno di quella corre una fascia a palmette e quattro pennacchi triangolari di riempimento al centro dei quali è intagliata a rilievo una composizione di fiori e foglie. La composizione si articola attorno al baricentro costituito dalla testa di Filippo Neri. Il Santo, inginocchiato, è retto da due angeli, uno dei quali porgente un giglio. In mezzo a angioletti e cherubini in volo, due gruppi di angeli occupano le quinte laterali, a destra suonando strumenti, a sinistra pregando e cantando. Nel partito superiore sono le figure del Figlio e di Dio Padre, con la colomba del S.Spirito in mezzo. Un angioletto discende portando una corona di fiori

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Marchetti Giuseppe (1722/ 1801)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
  • INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Pregevole bozzetto condotto con grande maestria da Giuseppe Marchetti costituisce il pensiero quasi definitivo per una delle imprese più importanti della sua carriera, la decorazione ad affresco della volta della chiesa di San Filippo Neri nella natìa Forlì. L’impegno lo dovette verosimilmente impegnare attorno all’anno 1780, e non distante si deve pertanto collocare anche la teletta ottagonale, che forse rappresenta una fase in cui l’inquadratura mistilinea che sarebbe stata affidata al Marchetti ed al quadraturista bolognese Flaminio Minozzi non era ancora stata definitivamente sposata. L’importante ciclo dedicato al fondatore dell’ordine oratoriano aveva del resto visto impegnata nel secolo precedente nient’altro che la più alta espressione mai raggiunta dalla pittura illusionistica di stampo emiliano, con il duo Colonna-Mitelli. L’estrema ariosità della realizzazione murale, al fine accordantesi con l’impostazione architettonica dell’ambiente, esalta le formule dinamiche piroettanti che nella grande penetrazione ascendente finiscono per raggiungere un esito già in qualche modo lezioso e rococò, laddove il bozzetto rende conto di un intento espressivo diverso, evidentemente mutato dall’artista e dall’intelligenza da questi messa al servizio dell’equipe al lavoro nei rinnovamenti della chiesa. La pennellata di grande liquidità della teletta ottagonale raccorda al contrario una pittura invaghita di rivisitazioni venetiste, con densità cromatiche e saturazioni improvvise che rendono onore al maestro Felice Torelli, frequentato come allievo a Bologna e forse costituiscono anche una risposta, di stampo personale e autonomo, alle consimili fascinazioni che in quegli anni avevano irretito entrambi i Gandolfi, per non dimenticare lo stringente legame che per tutto il XVIII secolo unisce l’espressione dei più aggiornati atelier forlivesi con il gergo circolante nel capoluogo emiliano
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686831
  • NUMERO D'INVENTARIO 572
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • ISCRIZIONI sul retro della cornice, in basso a destra - 000572 - a stampa -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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