San Giuseppe in adorazione del Bambino
Dipinto ad olio su tela su telaio ligneo, con biette di espansione, una traversa verticale e due mezze traverse orizzontali. Dal retro si apprezza la presenza di una tela di foderatura della prima tela fissata da retro al telaio con grappe metalliche. Il telaio si trova alloggiato all’interno di una grande cornice a cassetta in legno, dotata a sua volta di alloggiamenti vuoti per l'inserimento di biette di espansione. La battuta esterna presenta una complessa modanatura con scozia e toro fortemente in aggetto. La battuta della cornice è laccata color chiaro, salvo che per un listello più interno dorato, così come dorata è una fascia sottile verso il termine esterno. Il dipinto è dominato dalla figura intera di San Giuseppe, vestito di una tunica blu con mantello arancione e ritratto nell'atto di piegare le ginocchia e abbassarsi tenendo le braccia allargate, le mani aperte ed il capo chino per adorare la minuta figura di Gesù Bambino. Pur nella estrema semplificazione dell'ambientazione, il neonato pare disteso su una culla, parzialmente avvolto da panni bianchi disciolti. Tiene egli stesso le braccine allargate e sul suo capo fluttuano due cherubini che osservano la scena
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Mancini Francesco (attribuito)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Cignani Felice
Cignani Carlo (bottega)
Pasquali Filippo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
- INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela mostra una rappresentazione relativamente poco comune dell’Adorazione del Bambino da parte di San Giuseppe, con il lattante disteso sulla culla che l’anziano padre putativo ha fabbricato alla bisogna. Attraverso tale espediente si elude la felicissima invenzione reniana, di forte concentrazione emotiva, che vede al contrario Giuseppe sostenere il piccolo tra le braccia. La tela viene in questo un poco punita dal grande formato, lasciato peraltro tutto lo spazio o quasi alla torreggiante figura di Giuseppe, i cui toni accesi delle vesti, un poco appiattiti da una situazione conservativa non perfetta, vengono scanditi da uno studio di anatomia che non spiega granché bene la piega del ginocchio destro. Purtuttavia deve apprezzarsi la grande delicatezza dispiegata dall’invenzione dell’allargarsi quasi giocoso delle piccole braccia del bambino, disciolte le bende della fasciatura, rispondendo alla simile gestualità del San Giuseppe in adorazione. Nel felice scorcio della testolina di Gesù Bambino, come nella soffusa pittura che ne definisce le paffute membra, si rivela il magistero di Carlo Cignani e si conferma la produzione all’interno della cerchia dei suoi allievi. Il modello del Bambino era del resto stato tratto, con lievi rotazioni vagamente scalene delle gambe all’insù, direttamente dall’amato Correggio nell’Adorazione dei pastori per San Prospero di Reggio. Il principe dell’Accademia bolognese lo avrebbe replicato in altre formule (in primis nei puttini addormentati abbarbicati alle sue Carità, come quella per i conti Sanguinetti, ma si guardi anche all’Adone neonato dell’Alte Pinakothek – inv. 2333 - Buscaroli Fabbri nn. 24 e 82). Repliche di seguaci possono poi essere richiamate a confronto, quali l’Adorazione dei pastori di Federico Bencovich al Museo di Castelvecchio. E’ tuttavia dall’osservazione della Sacra Famiglia facente parte del Museo Missionario esposto alla pinacoteca di Rimini (discussa tra il maestro e Felice Andrea Bondi – vedi sk.OA NCTN 0800060895) che si traggono riferimenti più solidi per l’archetipo cignanesco, corrispondendo alla perfezione anche le piccole fasce di panno bianco sulla pancina di Gesù, verrebbe da dire sia stato cambiato solo il genitore. La prima idea di Carlo doveva pertanto possedere minore sviluppo verticale e più concentrazione per il delicato disporsi dei moti emotivi. Come per l’opera riminese, anche in quella oggi in Cassa dei Risparmi di Forlì non risulta semplice l’individuazione della personalità più corrispondente tra la folta schiera degli allievi di Carlo. Andrea Donati richiama in questo caso il figlio Felice ed il giovane Francesco Mancini, propendendo al fine più convintamente per il secondo, a cui forse può essere tenuto a fianco anche il Filippo Pasquali della Missio Petrina nella Cattedrale di Ravenna. Infine, per estendere la disamina delle esternazioni di questo modello, e pertanto anche il posizionamento prospettico della variazione qui presente, conviene chiamare in causa un dipinto appartenente alle Congregazioni di carità di Monza che una iscrizione dal retro riconduce a Pompeo Batoni, che raffigura il solo San Giuseppe presso la mangiatoia su cui è disteso il Bambino. (https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/7a010-00253/). Si riscontra nuovamente un interesse iconografico per il tema delle fasce di panno bianco che si sciolgono a svelare il corpo del lattante investito da una luce crepitante. La postura di quest’ultimo riporta ad uno schema del tutto familiare, se non si possa dire questa stessa una derivazione del modello diffusosi alla bottega forlivese del Cignani e che potrebbe pertanto aver travalicato gli appennini, o almeno, al netto dalle necessarie verifiche sull’effettivo coinvolgimento di Batoni nella tela brianzola, esteso la propria area di influenza
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686829
- NUMERO D'INVENTARIO 98019714
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- ISCRIZIONI sul retro del telaio, sulla semitraversa orizzontale di sinistra - CASSA DEI RISPARMI/ di FORLI'/ INV./ N. (a stampa)/ 98019714 (pennarello) - a stampa - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0