Il fiume morto al Combo di Pisa. Paesaggio con fiume
dipinto,
Costa, Giovanni Detto Nino (1826/ 1903)
1826/ 1903
dipinto su tela tensionata su telaio ligneo fornito di tensori angolari metallici a vite, fissati agli angoli ed alle traverse, una orizzontale passante con quattro mezze-traverse poste con orientamento verticale. Ampia cornice a cassetta con battuta convessa a colonna tortile e fascia esterna a perline e fusarole e ad ovoli, mentre all'interno è un giro di perline semplici. Paesaggio ripreso a volo d'uccello, presso una piccola ansa dell canale su cui si protende un'area verde su cui è una fitta vegetazione riflessa a pelo d'acqua. Formazioni vegetali affiorano sulla superficie del fiume morto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Costa, Giovanni Detto Nino (1826/ 1903): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo della Residenza della Cassa dei Risparmi di Forlì
- INDIRIZZO Corso della Repubblica, 12, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il piccolo olio su tavoletta (15x29 cm) con studio di paesaggio che riproduce questa medesima inquadratura del cosiddetto Fiume morto, il canale lento e semiacquitrinoso che sfociava nella spiaggia del Gombo presso Pisa, gode di una certa notorietà nella storia critica del Costa, figura di importanza centrale per la nascita e la maturazione critica del gruppo dei Macchiaioli. Diversamente da questa versione di grandi dimensioni, il piccolo modello dipinto en plein air, con impostazione metodologica e sensibilità estetica affini ad un pittore educato all’école de Barbizon, era stato selezionato dall’artista allora 76enne per figurare all’esposizione internazionale di Wolverhampton (1902), dove venne acquistato da George Howard, suo amico di lunga data, Conte di Carlisle nonché dilettante di pittura e vicino al gruppo dei preraffaelliti, per passare poi attraverso Christie’s in collezione Piero Dini e quindi all’Istituto Matteucci di Viareggio. La frequentazione della «locanduccia» Ceccherini e degli stabilimenti del Gombo risale ai primi anni toscani del Costa, nello stesso 1859 che seguiva l’esperienza nell’esercito piemontese e il trasferimento a Firenze, pertanto la realizzazione del celebre studio è abitualmente riferita entro il 1861. Tuttavia è altresì noto che l’artista tornò con una certa frequenza a dipingere nell’area, accompagnato talvolta da amici ed artisti tra i quali devono essere ricordati almeno Frederic Leighton oltre allo stesso George Howard. Nelle lettere scambiate con quest’ultimo ricorre peraltro anche l’intenzione di «terminare alcuni quadri piccoli principiati; avanzare il grande del Fiume morto» (lettera a George Howard da Bocca d’Arno, 8 ottobre 1887, Pieri 2014, p. 373), auspicio che sarà anche richiamato nella autobiografia differita tra il 1891 e il 1892 alla figlia Giorgia Guerrazzi Costa («a questo quadro io ho, ad intervalli, lavorato fino a questi ultimi tempi», Costa 1927 p. 138). La rielaborazione in grande formato mostra il tratto del canale in una ambientazione meno luminosa che nel bozzetto, con l’estremo tratto di cielo occluso da bianche nubi. Le macchie date dai riflessi a pelo d’acqua sono prive di ogni squillo o brillantezza, lasciando piuttosto emergere pastose le stesse cromie brune delle masse scure della vegetazione. All’ambientazione di tardo pomeriggio si associano le possibili suggestioni dovute al progressivo impaludarsi del corso d’acqua, che nel 1864 conosceva il taglio di una diversa diramazione e una nuova foce, e che forse si doveva presentare più simile ad un acquitrino nelle successive visite del pittore negli anni ’80
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800686812
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2021
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0