San Carlo Borromeo intercede presso la Madonna contro la peste

dipinto, 1699 - 1700

La tela è centinata e a profilo concavo, a seguire la curva dell'abside. San Carlo al centro della scena adora la croce. Ai due lati in primo piano scene della peste. Sullo sfondo a quinta, chiese e un castello. La Madonna in alto su nubi

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 550 cm
    Larghezza: 600 cm
  • ATTRIBUZIONI Franceschini Marcantonio (1648/ 1729): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Carlo
  • INDIRIZZO via S. Carlo, 7, Modena (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fra gli artisti bolognesi che, in gran numero, operavano nel modenese, Marcantonio Franceschini si era guadagnato una posizione di rilievo grazie all'opera, ambiziosa e ben riuscita, della decorazione del soffitto del salone d'onore a Palazzo Ducale. L'opera ottenne così tanto consenso da indurre i Gesuiti a proporre alla Congregazione di San Carlo lo stesso pittore affinché realizzasse la grande tela da collocare nel coro della chiesa del Collegio (Roli in "L'arte degli Estensi" 1986, p. 49); il contatto avvenne tramite Onofrio Campori ed è databile al novembre 1698. Franceschini ricorda nel suo diario al 1699: "Concordai il gran quadro a secco da farsi nella chiesa di S. Carlo di Modena con quei Padri: in esso la processione fatta da S. Carlo in occasione del contaggio, per il prezzo di lire 2500" (Soli 1979, p. 323). I pagamenti per l'opera, registrati dalla Congregazione e confermati dallo stesso pittore, scalano dal febbraio 1699 al 22 settembre 1700 quando Franceschini, nel suo libro di conti, dichiarava di aver ricevuto l'intera somma pattuita. Franceschini scelse la pittura a tempera su tela anziché l'affresco: prediligeva questa tecnica e ne aveva testato le potenzialità a Bologna, nell'altare del Corpus Domini. Fu l'unica libertà concessa al pittore, per il resto vincolato da un contratto puntiglioso, e fu vantaggiosa sia per il pittore stesso, che potè dipingere nel suo studio bolognese e poi trasportare la tela, sia per la Congregazione che si assicurava un'opera più duratura. Franceschini teneva informata la Congregazione per corrispondenza ed è probabile che abbia dovuto mandare uno o più disegni per raccontare le scelte operate: uno di questi fogli, forse proprio il progettuale definitivo - data la grande prossimità con l'opera finita - è conservato a Palazzo Rosso a Genova (Benati-Peruzzi 1991 p. 166 fig 146). Fu scelta un'iconografia elaborata subito dopo la canonizzazione del santo che, nel dipinto, viene rappresentato con abiti penitenziali e con la corda al collo, spogliato delle insegne e delle vesti cardinalizie. Non fu un caso: nell'orchestrazione dell'intero apparato, di cui sappiamo che fu artefice Traeri, i due artisti furono seguiti dai padri della Congregazione ai quali, con ogni probabilità, si deve il suggerimento della concordanza delle tre virtù teologali (Fede, trionfante in alto, Carità e Speranza ai lati) nel grande dipinto, riunite e riassunte nella figura e nelle opere di San Carlo. Dal punto di vista formale la scena fu impostata secondo un criterio di leggibilità piana e organizzata che si doveva inserire nel tripudio decorativo dell'apparato plastico senza entrare in conflitto, ma contribuendo alla costruzione di quello che era, di fatto, un apparato iconografico unico. Tuttavia la figura in alto, la Fede trionfante modellata dal Traeri, non era colei alla quale si stava rivolgendo San Carlo e rimaneva, quindi, la difficoltà relativa all'inserimento nella parte alta del dipinto della figura della Vergine. L'impasse fu risolta con la scelta di un punto di fuga estremamente ribassato, con le figure che si dispongono ad anfiteatro dietro al santo inginocchiato e alla croce che si erge contro il cielo: una soluzione che guida l'occhio dello spettatore a salire per gradi seguendo la narrazione e lo sguardo del santo. La gabbia prospettica così strutturata conferisce all'episodio un'enfasi ed insieme un'ariosità differenti rispetto alla statica correttezza scenografica adottata da Caula nella tela di identico soggetto per la parete di controfacciata. Alle costruzioni architettoniche nello sfondo attese, come di consueto, l'allievo Luigi Quaini. Il 16 settembre 1700 viene pagato un certo Antonio Barbanti per dorare la cornice di legno intagliato per il quadro nel coro della chiesa, il cordone e due "piani" fuori dalla cornice in stucco (AsFSC, 10.2.35, F. 35, n. 57, c. non num.)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438501
  • NUMERO D'INVENTARIO 0040
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1975
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI CORRELATI

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Franceschini Marcantonio (1648/ 1729)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1699 - 1700

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'