il trionfo della Fede
decorazione plastica
1697 - ante 1701
Traeri Antonio Detto Cestellino (1669 Ca./ 1732)
1669 ca./ 1732
Cuppini Matteo (notizie 1699)
notizie 1699
Massari Giuseppe (notizie 1699)
notizie 1699
L’ornamentazione plastica rappresenta il Trionfo della Fede. L’insieme che sovrasta l’altare poggia su una trabeazione a timpano concavo e spezzato; sulle volute della cornice superiore siedono due state femminili allegoriche, l’una affiancata da un agnello e l’altra con lo scettro in mano. Al centro, sorretta da nuvole e da due cherubini, la figura della Fede con la grande aureola raggiata e la croce astile fra le mani. Tutto intorno motivi decorativi architettonici e festoni fra i quali si affacciano cherubini e quattro putti modellati a tutto tondo che reggono una pesante cortina drappeggiata. Questa forma un baldacchino dal coronamento rigido sostenuto da tre putti in volo (Belardinelli 1999 pp. 274-275)
- OGGETTO decorazione plastica
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MATERIA E TECNICA
tela/ gessatura
stucco/ modellatura
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ATTRIBUZIONI
Traeri Antonio Detto Cestellino (1669 Ca./ 1732): progettista
Cuppini Matteo (notizie 1699): intagliatore
Massari Giuseppe (notizie 1699): stuccatore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Carlo
- INDIRIZZO via S. Carlo, 7, Modena (MO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La zona dell’altare maggiore fu tra le ultime ad essere acquisita e quindi completata. L’acquisto dell’ultima porzione di antiche case sulle quali si sarebbe dovuti intervenire aveva subito una battuta d’arresto, situazione sbloccata nel 1684 grazie ad un intervento ducale. Il rettore del Collegio, Bartolomeo Fedeli, grazie ad un lascito di Domenica Maria Manzini poté dare avvio al compimento di questa parte della chiesa ma il Piazza, cui probabilmente si deve un primo disegno per la sistemazione della zona presbiteriale (in Benati-Peruzzi 1991 p. 102), nel frattempo era deceduto. Il lavoro fu affidato allora al plasticatore modenese Antonio Traeri, già noto per aver lavorato per i Gesuiti in S. Bartolomeo nel 1694-95 e in Palazzo ducale l’anno seguente. I documenti dell’archivio della Congregazione riportano anche l’anno di inizio dei lavori: nel 1697 il rettore propose di avviare non solo l’ornamento a stucchi dell’altare maggiore, ma anche delle due tribune per gli organi conformemente ai modelli presentati alla Congregazione stessa e letti in occasione della stesura del contratto: ciò significa che la progettazione era già iniziata prima. La struttura principale raffigura il “Trionfo della Fede”, anche letta come “Le virtù teologali”: le due statue della “Carità” e dell’”Amor Sacro” (per le quali si vedano le schede relative) costituiscono insieme alla Fede trionfante, in alto, i vertici di un triangolo visivo e concettuale che va letto nel suo insieme. Di recente Sonia Cavicchioli ha proposto una lettura differente dell’”Amor Sacro” come “Vigilanza” in base alla presenza ai suoi piedi di una gru che trattiene un sasso nella zampa, figura testimoniata dal disegno del 1705 e ora perduta (Cavicchioli in Altini 2017 p. 79). Tuttavia l'oggetto che tiene in mano è un cuore fiammeggiante, non una verga con una lanterna come vorrebbe il Ripa (Iconologia overo Descrittione di diverse imagini... da Cesare Ripa perugino, in Roma, 1603, pp. 502-503). L’intero apparato circonda la grande tela del Franceschini raffigurante “San Carlo implora dalla Vergine la cessazione della peste”, summa delle tre virtù riunite nella figura e nell’opera di S. Carlo. Il contratto fu firmato da Traeri il 6 agosto 1697, la Congregazione nominò suo direttore dei lavori don Stefano Mazzi e il Traeri con lo stesso contratto si impegnò a scegliere gli operai, a non assumere altri incarichi e a terminare il tutto entro la fine del 1698. L’intera struttura deriva dal “theatrum sacrum”, dalle sacre rappresentazioni messe a punto negli apparati della Roma barocca e berniniana, poi diffusi in tutta Italia con la generazione di scultori della seconda metà del secolo. La prima notizia circa la paternità della grande macchina d’altare è fornita dal Tiraboschi (p. 400) il quale cita “Contraversi Antonio”, soprannominato Castellino, come “valoroso lavorator di scagliola” autore nel San Carlo anche degli stucchi della Cappella dei Convittori. Antonio Traeri, nato da quella stessa famiglia di artigiani e organari nota in tutta Emilia, fu paragonato al bolognese Giuseppe Mazza rispetto al quale, tuttavia, esprime una vitalità più intensa e forse scomposta, ma sicuramente più efficace dal punto di vista emotivo: questa discordanza nella trattazione della materia ha spinto ad una ricerca in altri campi per giustificarne la formazione e, negli studi condotti da Bianca Belardinelli, è emersa in effetti una formazione più prettamente modenese, prima di tutto presso la bottega di famiglia e poi, soprattutto per il disegno, presso Sigismondo Caula, noto come pittore anche in S. Carlo ma conosciuto all’epoca anche come plasticatore e creatore di apparati effimeri (Belardinelli 1999 p. 266; si veda anche Lazarelli 1714). Al Traeri si deve riconoscere un intervento anche progettuale più deciso, mentre al bolognese Marcantonio Franceschini si deve unicamente l’intervento pittorico. Ora sono noti i documenti che chiarificano questo passaggio: la Congregazione chiese al Traeri che venissero da lui presentati un cartone grande per ciascuna parte dell’altare e delle tribune e un modello o disegno delle figure, stabilite nel numero di 22 fra grandi e piccole. Prima di questo ritrovamento documentario il peso del ruolo giocato da Traeri e da Franceschini fu indagato solo su base stilistica e la letteratura non ha sempre assegnato al Castellino la paternità dell’impianto: Eugenio Riccomini, rendendo noto il disegno dell’apparato liturgico, ne assegnò l’ideazione al pittore bolognese Marcantonio Franceschini secondo una prassi che vedeva più spesso nel pittore il disegnatore anche delle rimanenti decorazioni, prassi non confermata in questo caso. Per comprendere la qualità della straordinaria struttura scenica messa in opera nella chiesa di San Carlo Anna Maria Matteucci ricorda l’interessante confronto con il presbiterio %
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800438500
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
- ENTE SCHEDATORE Fondazione Collegio San Carlo
- DATA DI COMPILAZIONE 1975
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0