reliquiario a teca - a urna, coppia di Barbieri Stefano, Ghinelli Cristoforo, Montanini Giuseppe (sec. XVIII)

reliquiario a teca a urna, 1724 - 1724

I reliquiari presentano una massiccia struttura bronzea cui è sovrammessa la ricca decorazione in argento. La base, con pianta esagonale poggiante su peducci torniti, ha forma svasata che ornati vegetali applicati decorano agli angoli e nelle specchiature. L'urna, anch'essa a sei facce con aperture mistilinee chiuse da cristalli, è riccamente decorata da un gioco leggero di foglie, volute, conchiglie, elementi floreali, mentre erme di cherubi a tuttotondo ornano gli angoli. Una cartouche con iscrizione segna il lato frontale, nel fastigio, alla sommità del quale si ergono due rami di palme intrecciate con il monogramma Cristologico, insegna dell'Ordine Costantiniano

  • OGGETTO reliquiario a teca a urna
  • MATERIA E TECNICA argento/ traforo/ sbalzo/ stampaggio/ fusione/ doratura
    bronzo/ fusione/ doratura
  • MISURE Altezza: 90
    Larghezza: 50
  • ATTRIBUZIONI Montanini Giuseppe (notizie 1724): disegnatore
    Barbieri Stefano (notizie 1720-1737)
    Ghinelli Cristoforo (notizie 1724)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Maria della Steccata
  • INDIRIZZO Strada Giuseppe Garibaldi, 5, Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Assai numerosi e ricchi di dettagli sono i documenti relativi alla commissione e realizzazione di questi imponenti reliquiari, piuttosto inconsueti per dimensione e preziosi per gli ornati raffinatissimi, realizzati interamente di getto con ottima qualità esecitiva. La storia ha inizio nel 1722 allorchè il Duca Francesco Farnese ricevette in dono le reliquie dei santi Martiri Clemente e Vitaliana. Per custodire ed esporre degnamente i sacri resti, l'Ordine diede corso ad un progetto assai impegnativo che portò nell'arco di tre anni non solo alla realizzazione delle due urne, ma anche di due depositi per contenerle nell'allora cappella di S. Giorgio, a fianco dell'altare. Quest'opera, certo di notevoli dimensioni ed effetto andò perduta presumibilmente in occasione nei lavori di ristrutturazione degli altari poco dopo la metà del XVIII secolo. Del novembre del 1723 sono gli accordi con Stefano Barbieri e con il fonditore Cristoforo Ghinelli per la realizzazione delle due urne da collocarsi all'interno dei predisposti depositi. I costi furono assai elevati: £ 3800 il compenso al Ghinelli, comprensivo di fattura e materiale, al Barbieri "£ 9 per ogni oncia di argento lavorata comprendendo in tal prezzo la fattura d'indorare parte d,ti argenti e bronzi...". Al costo della manodopera che fu di £ 5080.10 - si lavorarono ben sedici chili d'argento - si aggiunse quello dell'oro necessario per la doratura: 3 4032 per 112 zecchini. Vi è inoltre da considerarae l'argento fornito come di consueto accadeva, dasgli stessi committenti anche sotto forma di vecchia argenteria. Ricorre anche frequaentemente il nome del Montanini che dovette fornire i disegni sia dei depositi che dei reliquiari. ciò che qualifica questi oggetti è la splendida decorazione in argento che si sovrappone alla struttura bronzea senza mascherarla, piuttosto impreziosendone il disegno. ciò che qualifica questo oggetto è la splendida decorazione che si sovrappone alla struttuta bronzea senza mascherarla, piuttosto impreziosendone il disegno. gli ornati sviluppano un gioco mosso e fantasioso di squisita leggerezza, dove i consueti elementi del repertorio seicentesco si fanno più minuti ed aggraziati, stilizzandosi in un disegno nitido e rilevato ed intrecciandosi con un nuovo più aereo dinamismo.Sono queste le scelte formali del cosiddetto barocchetto, la tendenza stilistica che a partire dal primo Settecento rinnova il linguaggio decorativo italiano, sostituendo alla ridondanza barocca una levità capriccciosa, scevra tuttavia dagli eccessi del rococò francese. Di Stefano Barbieri sono documentati e tuttora conservati in Steccata altri lavori. Gli elementi vegetali delle urne sono assai simili per disegno e trattazione a quelli del pastorale di Michele Cruer e i riscontri sono tali da rendere plausubile l'ipotesi di un intervento diretto dello stesso Barbieri, che i documenti peraltro ci presentano come "compagno" di Cruer. Tra gli anni '50 e '60 del Settecento nei Libri delle Ordinazioni della Steccata compare un altro Barbieri il più noto Domenico, presumibilmente figlio di Stefano ed erede della sua bottega
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800405748
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1991
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI sui cartigli, al di sopra della teca - CORPUS/ S./ CLEMENTI/ ANNO/ MDCCXXIV/ CORPUS /S./ VITALIANAE/ V.EM./ MDCCXXIV - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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