Ultima cena

dipinto,

I colori con cui sono rappresentati Cristo e gli Apostoli sono a tinte piuttosto calde. La composizione è vivace. L'affresco manca quasi completamente della parte sottostante e sulla sinistra si nota un lungo tratto verticale mancante di colore. Fino agli anni 60 (testimonianza orale di un frate) in quello spazio vi era un muro, che formava un piccolo corridoio, eretto ai primi del 900. Prima del restauro del 1987 l'affresco si presentava in discrete condizioni di conservazione, a parte la lunga crepa centrale che lo attraversava. La pellicola pittorica presenta tracce di integrazione con ritocchi a tempera: ciò in parte ricostruisce l'abrasione della pellicola causata dalle puliture fino a quella del 1964 (targa a lato dell'opera)

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Tinti Giovan Battista (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa Ultima Cena, tradizionalmente dipinta sul lato corto del refettorio (dietro alla parete si cela la cucina causa, con il tempo, di probabili danni all'affresco; il muro è in mattoni di cotto) si rifà all'annuncio del tradimento da parte di Giuda. Sula tavolo sono disposti i segni dell'Eucarestia, i pani e il desco, mentre ai piedi del tavolo è presente un cane scodinzolante, simbolo di fedeltà. Alcuni discepoli sono facilmente identificabili: Giovanni appoggia la testa sulla spalla di Gesù, Pietro, caratterizzato da calvizie e barba ispida, Andrea, raffigurato come anziano con la barba (Filippo, Tommaso e Bartolomeo sono più difficilmente identificabili). La tecnica pittorica è particolarmente "veloce", con pennellate strette e lunghe sovrapposte e nello stile sono evidenti i rapporti che il frescante ebbe con il Manierismo bolognese di secondo 500. Il cromatismo è infatti brillante e si potrebbe pensare a tangenze con i fiamminghi Sons e Calvaert, inoltre l'impianto spaziale è caratterizzato da una buona distribuzione delle figure nello spazo. Da poco si tende a una attribuzione al Tinti, essendosi sempre privilegiata una più vaga "scuola parmense" (vd. Ferretti/D'Arezzo, 1994). Del resto nel suo ristretto catalogo è preponderante l'attività di frescante, basti pensare al lavoro presso l'antica Certosa di Parma. Il Tinti si forma a Bologna con Orazio Sammacchini, ma opera soprattutto a Parma, influenzato dall'arte di Correggio, Parmigianino e Tibaldi (P. Ceschi Lavagetto,, Dizionario encicolppedico dei pittori e degli incisori italiani, voce Tinti, Milano, 1976)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800380893
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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