motivi decorativo con aquila e figura orante

capitello, ca 1071 - ca 1090

Su una colonna di marmo grigio, il capitello sorregge (assieme ad un'altro capitello) una trabeazione sull'altare della navata destra. La decorazione è a volute angolari multiple che delimitano, alternativamente, due aquile in posizione frontale e due figure umane in atteggiamento orante. Fa parte del gruppo di dodici capitelli che presentano una lavorazione completa su tutte e quattro le facce

  • OGGETTO capitello
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ambito Ravvenate (?)
  • LOCALIZZAZIONE Frassinoro (MO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per la Cecchi Gattolin (1976) la figura di orante in atto ieratico è Salomè, interpretata come una "dama (si dice sia Beatrice di Toscana) il cui costume sobrio, altocinto, ha maniche di vasta imboccatura, ed è opera da includersi nel novero di quelle eseguite sul torno del 1071-72, data di fondazione della Badia per donazioni congiunte (e documentate) di Beatrice e Matilde di Canossa" (salvini, 1956). La Trovabene Bussi (1978) vede nell'orante una figura maschile che "rimanda all'uso di rappresentare figure umane in ambiente bizantino: si vedano ad esempio il capitello per pilastro di iconastasi del Museo Archeologico di Istambul o le due formelle nell'ambone dei Santi Giovanni e Paolo del museo arcivescovile di Ravenna. La verifica delle varie posizioni della critica storico-artistica in merito alla cronologia dei pezzi scultorei superstiti (oggi conservati in un deposito a fianco della chiesa di Frassinoro oppure murati, reimpiegati o esposti in bacheche all'interno della chiesa stessa, oppure riutilizzati nelle bifore della cella campanaria) e alla loro originaria e presunta collocazione nell'ambito delle strutture del complesso abbaziale porta ad escludere qualsiasi possibilità di confronto con analoghi manufatti presenti negli edifici romanici del Modenese, suggerendo di collocare i capitelli di maggior pregio nel quadro di una realizzazione unitaria "che risponde, in un luogo storicamente assai importante della geografia degli 'stati' matildici, ad una fase precisa di programmato recupero dell'antico" ("Wiligelmo e Matilde, 1991, p. 361). Anche se, nel complesso, in base al linguaggio stilistico dei pezzi "si deve procedere molto cautamente nell'individuazione e nell'uso di parametri cronologici, perchè molteplici sono le componenti che la caratterizzano e ne determinano le articolazioni, le contaminazioni, le interruzioni e le sopravvivenze" (Trovabene 1978, p. 125). L'impiego prevalente del marmo di Carrara, oltre al calcare "rosso di Verona" tratto da un affioramento presso il passo delle Radici, testimonia un rapporto diretto con le cave di quell'area, mentre l'aspetto formale pare confermare, per alcuni pezzi, la ripresa di elementi caratteristici della tradizione plastica dei secoli VII-IX e, in altri, l'integrazione con elementi più tipici dei secoli X-XI. Per tali motivi, e alla luce di posizioni non concordi fra gli studiosi, si può assegnare la realizzazione dei pezzi di maggior pregio presenti all'interno della chiesa agli ultimi tre decenni del secolo XI verificando l'elaborazione di modelli diversi della cultura plastica lombarda caratterizzati da influssi formali tipici dei secoli precedenti, anche se è stata suggerita (Quintavalle 1977) la possibile esistenza di modelli e suggestioni provenienti dall'area renana in forza di contatti resi possibili con le regioni più settentrionali attraverso i grandi assi viari transappenninici come quello su cui venne ubicata la stessa abbazia di Frassinoro (la via Bibulca che collegava Emilia e Toscana attraverso il passo di S. Pellegrino). In generale per il manteriale lapideo sono state ipotizzate differenti collocazioni originarie, ancora tuttavia da verificare con certezza: per i capitelli scolpiti in marmo di Carrara si suppone un impiego nella cripta-chiesa (Bassan 1987) oppure nel chiostro (Quintavalle 1977). I capitelli binati e le basi in calcare rosso di Verona si possono riferire al chiostro dell'abbazia di età matildica datandoli presumibilmente tra XII e XIII secolo. Per alcuni dei rimanenti pezzi erratici viene suggerita una datazione all'epoca precedente la fondazione dell'abbazia (secoli IX-X), avvalorando così l'ipotesi circa l'esistenza di altri e preesistenti edifici sacri ubicati lungo la medesima strada, da cui sarebbero stati tratti alcuni materiali, probabilmente destinati a funzioni prevalenti di ospitalità itineraria. Il problema storico-artistico dei marmi di Frassinoro non si risolve, in ogni caso, entro lo spazio della diocesi modenese "ma deve essere letto - almeno per i pezzi databili alla seconda metà del secolo XI - all'interno del modello delle strade dei Pellegrinaggi e della diffusione della Riforma in una fase davvero iniziale del suo lungo corso" ("Wiligelmo e Matilde" 1991, p. 361)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800369852
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Modena e Reggio Emilia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2001
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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