lapide commemorativa di Toscani Fedele (sec. XX)

lapide commemorativa 1902 - 1902

La lastra sepolcrale viene suddivisa dallo scultore in tre sezioni orizzontali. In basso tre fanciulli, a mezzobusto, disposti di profilo, con il busto scoperto, reggono delle alte candele accese. Nel settore mediano, entro un medaglione circolare è scolpito il ritratto del defunto, mentre in basso corre l'iscrizione dedicatoria. Più in alto si scorgono a bassorilievo dei cavalli che incedono in direzione inversa rispetto ai fanciulli. Funge da raccordo figurativo e tematico delle scene poste alle due estremità il fusto della candela sorretto dal primo fanciullo sulla destra, il cui fumo fa scaturire le figure dei cavalli, mentre sulla cornice di sinistra si scorge un alto virgulto con rare foglioline

  • OGGETTO lapide commemorativa
  • MATERIA E TECNICA Marmo
  • MISURE Altezza: 154
    Larghezza: 63
  • ATTRIBUZIONI Toscani Fedele (1877/ 1906)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Cimitero comunale
  • INDIRIZZO Via Caorsana, 26, Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa lapide sepolcrale rappresenta una delle più raffinate produzioni scultoree del pittore e scultore piacentino Fedele Toscani, la cui produzione plastica oscillò dal realismo degli esordi al neogotico, passando attraverso il simbolismo liberty (Panzetta, Vicario, Arisi). Attraverso la documentazione in nostro possesso siamo in grado di ricostruire l'iter progettuale di questa scultura. Nel disegno del primo progetto della cappella, conservato nel Museo Civico di Piacenza ed esposto nella mostra piacentina "da Landi a Ghittoni", si nota che l'artista aveva in un primo momento progettato una decorazione completa della cappella cimiteriale. La parete di fondo doveva avere al centro la lastra scolpita ed essere affiancata da due scomparti lisci sui quali avrebbero trovato posto le iscrizioni dei successivi defunti della famiglia. Più in alto ci sarebbe dovuta essere dipinta una lunetta raffigurante San Rocco. Quest'ultima parte non venne mai realizzata. Il testo dell'iscrizione, visibile nel disegno, mostra qualche piccola variazione rispetto la soluzione finale: invece di "ADDI" era scritto un più corrente e meno arcaicizzante "IL"; i fanciulli erano più visibilmente intenti a cantare. Sempre presso il Museo Civico di Piacenza è conservato il gesso del bozzetto originario della parte inferiore nel quale è ben visibile l'interesse per la sottile definizione anatomica delle figure e la ricerca di una qualificazione della superficie della materia intesa a suggerire il passaggio del fumo. Questa precisa volontà di giocare con i toni della materia, lasciando ben in vista i segni dello scalpello (specie dei cavalli superiori) trova dei precisi punti di contatto con le opere scultoree del Toscani, ascrivibili sempre a questo torno di anni. Nel Calderaio del 1900 (PC-Galleria Ricci Oddi) seppure il modellato sembra ancora debitore del realismo sociale precedente pure il "non finito" del basamento, recupera tematiche più vicine al simbolismo milanese. Recuperi questi che divengono ben più evidenti in altre opere come il Morticino del Museo Civico di Piacenza o nella Bambina Triste del medesimo Museo. Entrambi pezzi questi che si pongono in diretto rapporto con la lastra del Monumento Farina. Un pezzo questo in cui ogni realismo appare ormai felicemente superato, nell'ottica di una nuova essenzialità compositiva. Ecco che allora i fanciulli del basamento se da una parte sembrano memori della linearità disegnativa del fanciullo che gioca al "mondo" del 1896 (Istituto Gazzola) d'altra parte preludono ad un altro monumento funerario di poco successivo, quello per Giovan Battista Scalabrini (Piacenza Museo Civico), progettato nel 1905-1906 e mai realizzato, dove troviamo una doppia coppia di fanciulli allegorici che sembrano esemplati su questo pezzo. E, d'altra parte si può vedere anche un esplicito riferimento pittorico nella decisiva affinità che accomuna questi mesti fanciulli con il dipinto Bambine del Museo Civico di Piacenza, dove troviamo addirittura l'uso di una identica soluzione stilistica nella ciocca di capelli che ricade sul davanti alla prima figura a destra del rilievo e a quella sulla sinistra del dipinto. La parte meno innovativa del monumento sembrerebbe essere costituita, a prima vista, dal tondo contenente il ritratto del Farina. Ma ad un'analisi più attenta si può scorgere come la necessaria indicazione ritrattistica se da una parte paga il suo debito con il realismo naturalista imperante, dall'altra parte nella nervatura raggiata dell'incavo in cui è contenuto il rilievo, ecco che si stingono nodi con il rilievo con il Sacro Volto (coll. Polenghi - Milano) e con le forti matrici previatesche che vediamo attive ed operanti nell'arte pittorica del Toscani. Lo straordinario rilievo con cavalli, posto a coronamento della lastra, se da una parte evoca la passione del defunto, dall'altra recupera forme tipiche della tradizione accademica, qui completamente reinventata
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800311951
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI al centro - IGNAZIO VINCENZO FARINA/ MORTO ADDI III APRILE MCMI/ LA VEDOVA ED I FIGLI MEMORI - lettere capitali - a caratteri applicati -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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