ritratto del cardinale Giulio Alberoni

dipinto, 1732-1734

Ritratto in piedi, girato di tre quarti verso lo spettatore. Il fondo è uniformemente grigio con qualche ombra. Grande effetto riceve sicuramente l'immagine dall'acuta definizione fisionomica del volto incorniciato dalla parrucca e dalla vivace cromia carminio delle vesti

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Delle Piane Giovanni Maria Detto Molinaretto (cerchia)
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Complessa la vicenda storica del ritratto, menzionato per la prima volta nell'inventario del Palazzo di Roma nel 1735 (Inventario 1735, f. 32 r. in Periti, 1994, p. 71), mentre dalle postille autografe di mons. Alessandro Faroldi si sa che non era più a Roma nel 1744: il cardinale lo aveva portato con sé durante le Legazioni di Ravenna e Bologna. Nel 1749 risulta a Piacenza nel palazzo che Alberoni aveva allestito pochi anni prima, come risulta dall'inventario (Rossi, III, 1978, p. 299). Dopo la morte del porporato nel 1754 passò di proprietà del Collegio Alberoni ma lo Scarabelli, a distanza di quasi un secolo, ne denuncia la scomparsa (Scarabelli, 1841, p. 188). Il ritrovamento nel 1937 si deve al Rossi che avviò anche un'approfondita analisi critica identificando l'autore sulla base dell'incisione di Antonio Fritz inserita nel volume MEMORIE ISTORICHE DELLA FONDAZIONE ED EREZIONE DEL NUOVO COLLEGIO ECCLESIASTICO DI SAN LAZZARO edito a Faenza nel 1739, derivata dal ritratto del Mulinaretto, come recita l'iscrizione apposta sulla stampa: la tela era perciò di mano del Mulinaretto (Rossi, 1939, pp. 29-32). Accettata in seguito da Arisi (1978, pp. 168-169), l'autografia è stata invece posta in dubbio dalla Lavagetto che nota come numerose siano le varianti fra il ritratto e l'incisione del Fritz; inoltre "la tipologia del ritratto, col fondo scuro, pare piuttosto inconsueta nella produzione del pittore; la qualità del dipinto non sembra alta, soprattutto per le mani e la veste, anche se il viso è ben caratterizzato": tutto porta a ritenerla piuttosto un'opera di bottega (Ceschi Lavagetto, 1980, p. 310). Più di recente Arisi ha riconfermato l'attribuzione al Mulinaretto facendo notare "l'accordo raffinato dei colori e l'attenzione allo studio del carattere" (Arisi - Mezzadri, 1990, p. 307), mentre Magnani nota nel volto maturo del cardinale, intensamente espressivo, reminiscenze dell'alunnato dell'artista presso il Gaulli (Magnani, 1990, p. 47). Dubbi sull'autografia permangono, constatando la non alta qualità del dipinto che lo stesso Alberoni nell'inventario non ha indicato di mano del Mulinaretto. Il ritratto, commissionato dal cardinale all'artista, dovrebbe essere stato eseguito a Piacenza tra il 1732 e il 1734, quando il Prelato si trovava in città per l'edificazione del Collegio (Periti, 1993, p. 231). Si sa che nel 1744 il doratore piacentino Giuseppe Lotti "indorò la cornice del Ritratto di oro fino e che il ritratto fu copiato da Felice Avanzini nel 1761 per la Biblioteca e la Galleria (Rossi, 1939, pp. 31-32)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800306764
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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