ritratto d'uomo

dipinto, 1600 - 1649

Il giovane uomo è a mezzo busto, con abito nero abbottonato sul davanti e mantello che scende dalla spalla sinistra: un ampio colletto bianco lambisce il petto. Dallo sguardo penetrante ed acuto emergono gli occhi color carbone ed i baffetti, mentre fanno da corona al volto morbidi riccioli che ricadono anche sulla fronte. La luce proviene da sinistra, enfatizzando l'espressività del volto e facendo emergere, dallo sfondo uniformemente grigio, il personaggio in primo piano

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera proviene dalla collezione piacentina del Cardinale Alberoni, come risulta dall'Inventario pubblicato dal Rossi (Rossi, III, 1978, p. 297, n. 74). Grande entusiasmo suscitò il dipinto già nelle prime guide locali tanto che Carasi parla "d'una figura d'idea assai bizzarra e pare proprio il ritratto d'un pittore" (Carasi, 1780, p. 131), mentre Scarabelli arrivò a suggerire il nome dell'autore: "E' naturalissima la bizzarra mano di Polidoro Caldara detto Caravaggio. Originale di propria mano" (Scarabelli, 1841, p. 188). Tale attribuzione fu accettata dal Buttafuoco l'anno successivo, e non fu corretta dal Pancotti nel primo catalogo della Galleria (Pancotti, 1932, p. 7). Il Rossi pure nel 1939 individuò nell'opera la mano del Caravaggio per le analogie riscontrate con una stampa ottocentesca del Lasinio, derivata da un presunto autoritratto del Caravaggio (Rossi, 1939, pp. 22-23). L'attribuzione venne accettata dalla Zangrandi (1952), mentre è respinta da Jullian nella monografia sull'artista: "la somiglianza coi ritratti noti del pittore non è del tutto evidente e non si trovano in questo viso, un po' molle, certi tratti caratteristici della sua fisionomia" (Jullian, 1951, pp. 52, 231). Col restauro del 1952-1953 vennero eliminati il tendaggio che scendeva da destra verso sinistra e la camicia bianca, probabilmente aggiunte settecentesche riportando il ritratto "alla sua originalità" (Rossi, 1978, II, pp. 158-162). Secondo il Rossi l'autore delle ridipinture andava identificato con Giacomo Ceruti, mentre inalterata rimaneva l'attribuzione al Caravaggio (Rossi, III, 1978, p. 344). Più di recente Arisi ha avanzato l'ipotesi che si possa trattare dell'autoritratto del Lanfranco per le analogie con opere londinesi rese note dal Longhi (Arisi - Mezzadri, 1990, pp. 296-298). E' sicuramente un'opera prodotta nei primi decenni del Seicento e potrebbe raffigurare un artista: è un'opera di scuola emiliana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800306725
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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