lapidazione di Santo Stefano

capitello di pilastro,
Nicolò (bottega)
notizie prima metà sec. XII

Nella parte centrale del capitello è raffigurato Saul nell'atto di lanciare una pietra verso S. Stefano (identificabile per la stola diaconale) che è inginocchiato con le braccia rivolte verso l'alto dove è visibile la mano benedicente di Dio che fuoriesce da una mandorla. Lungo i lati e negli angoli sono raffigurate altre figure, rivestite con corte tuniche solcate da pieghe fitte, tutte intente a lanciare dei sassi

  • OGGETTO capitello di pilastro
  • MATERIA E TECNICA pietra arenaria
  • ATTRIBUZIONI Nicolò (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo capitello con la "Lapidazione di S. Stefano" ha goduto di una certa fortuna critica ed è stato messo in relazione con la prima fase della campagna dei lavori, datata tra il 1122 e il 1150 (Romanini). Questo pezzo è stato spesso accomunato per affinità stilistiche con l'altro capitello con le "Storie di David e Golia". Infatti per il primo Porter pensò che la sua esecuzione caratterizzate da una fare abbastanza legnoso e grossolano, fosse riferibile al medesimo artista del corrispondente capitello nord. In seguito il De Francovich ha affermato che "le figure (sono) simili a quelle dell'architrave a destra e a sinistra del portale destro della facciata" e ha ipotizzato che potesse trattarsi di un seguace diretto di Nicolò. Il Salvini ha invece colto qualche differenza con i modi di Nicolò: i volti oblunghi sarebbero diversi da quelli "quadrati" di diretta ispirazione nicoliana e le vesti sembrerebbero richiamare un modulo stilistico ed iconografico che rimanda a precedenti d'oltralpe, come i rilievi di St. Gilles e di Arles. In seguito la Cochetti Pratesi ha notato come le analogie stilistiche, del bassorilievo in questione, con i modi di Nicolò siano da intendersi come un' "evoluzione locale dell'arte di Nicoò". Le figure, secondo la studiosa, sarebbero pesanti e massicce, il panneggio generico, tanto che difficilmente questo rilievo potrebbe reggere il confronto con le sculture del portale meridionale o con quelle dei protiri mentre è interessante il confronto stabilito con il fregio francese di Beaucaire, mediato attraverso l'esempio dei milites della lunetta veronese di San Zeno. Ipotesi queste che vengono riproposte anche dalla Carino. In seguito la Cochetti Pratesi (1984) nota anche delle analogie con la scultura della Linguadoca (chiesa di Saint Aventin). Più di recente Lomartire, anche sulla scorta degli studi critici del Gadeke e di Quintavalle, separa nettamente la generica ispirazione nicoliana di questo pezzo dall'altro capitello con le "Storie di David e Golia". Lo scarto stilistico che fa sì che "il rilievo piatto e le pose impacciate della scena con la lapidazione...non lasciano dubbi sulla presenza di un maestro meno dotato". Basterebbe infatti notare come il gioco delle pieghe delle vesti delle figure di questo capitello sia risolto in maniera sostanzialmente calligrafica, così come anche la resa del capigliatura e della barba, semplicemente solcata da fitte linee parallele, senza l'uso del trapano per creare effetti chiaroscurali. Anche la resa del movimento appare carente. Si noti come la figura che raccoglie in grembo delle pietre trovi dei precisi punti di corrispondenza con l'atteggiamento del David che si prepara ad attaccare Golia senza però riuscire a restituire la stessa resa spaziale. Proprio come se si trattasse di un allievo tutto teso nel tentativo di riprodurre stilemi e soluzioni del maestro. Un allievo questo che sembrerebbe poter essere messo in relazione con lo scultore della "Majestas Domini" del Museo del Castello Sforzesco di Milano (inv. n. 458) proveniente da Cremona
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800267519
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1994
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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