stalli del coro di Bonati Luchino detto Luchino Bianchino (sec. XVI)
stalli del coro
1510 - 1510
Bonati Luchino Detto Luchino Bianchino (1434 Ca./ 1525 Ca)
1434 ca./ 1525 ca
Il coro è formato da diciotto stalli superiori posti a destra e a sinistra del grande stallo binato centrale (nove a destra e nove a sinistra) e di dieci stalli inferiori. Pochi sono gli intagli, mentre numerosissimi i fregi ad intarsio. I dossali degli stalli superiori presentano scene varie: vedute architettoniche, alcune riconoscibili di Parma, e nature morte con oggetti vari. I riquadri posti sopra i sedili hanno delle tarsie con vari intrecci
- OGGETTO stalli del coro
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MATERIA E TECNICA
legno/ intarsio
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ATTRIBUZIONI
Bonati Luchino Detto Luchino Bianchino (1434 Ca./ 1525 Ca)
- LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE In origine gli stalli si trovavano nel coro interno delle monache Benedettine di S. Paolo. Nel 1816 furono adattati al coro della chiesa dello stesso convento e mutilati di tre sedie per parte, quindi in origine il numero totale degli stalli era di ventisei, cioè di dodici per lato e due nel mezzo. La mutilazione fu fatta eseguire dal capomastro Nicola Bettoli. Nel 1868 la chiesa di S. Paolo fu chiusa e il coro trasportato nell'Oratorio dei Rossi. La data di esecuzione del coro ci è fornita dalla Cronaca manoscritta di Leone Smagliati (Biblioteca Palatina di Parma, ms. 458, c. 458) indicata per la prima volta da Laudadeo Testi: 25 gennaio 1510. Nello stesso manoscritto è indicato pure l'esecutore Luchino Bianchino da Parma. Cadono così tutte le ipotesi miranti a mettere in dubbio la data che sta nella trabeazione degli stalli. Nelle vedute vi sono tre stemmi: due appartenenti alla badessa di S. Paolo Orsina Bergonzi ed uno con tre crescenti lunari disposti in banda appartenente a Giovanna Piacenza, nominata badessa il 3 gennaio 1507. Da questo si può dedurre che gli stalli furono ordinati ed eseguiti, in parte sotto il governo abbaziale di Orsina Bergonzi e finiti nel 1510. In questa sua importante opera Luchino Bianchino, come riscontra anche Luisa Bandera, si avvicina alla metrica cinquecentesca e rinnova la tecnica della tarsia in senso più vedutistico che prospettico con la rappresentazione di scorci della Parma tardo quattrocentesca di grande interesse. Confrontando il coro dell'oratorio con quello dello stesso autore nel Duomo di Parma, notiamo che in quest'ultimo gli inserti scolpiti, le volute, i riccioli, rientravano in una precisa tradizione "gotica" settentrionale, mentre nel nostro coro sono dominanti le cornici ad intarsio e le tarsie, mentre le volute hanno assunto un carattere di accompagnamento alle strutture. Quanto alle vedute di Parma riconosciamo il Convento di S. Paolo, scorciato da vari lati, visto in particolari ed in insieme, persino in un'ampia veduta quadrangolare. Le altre vedute sono meno agevolmente riconoscibili. Dal punto di vista stilistico, rimane da sottolineare che in quest'opera il Bianchino, nonostante alcune innovazioni, mostra di avere assunto molti schemi da Cristoforo da Lendinara; schemi che poi traduce con interesse ancor più vivo per i particolari architettonici
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800160908
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
- DATA DI COMPILAZIONE 1986
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1972
2006
- ISCRIZIONI nella trabeazione - LUCINUS BLANCHINUS PARMEN/ JOANNA PLACENTIA ABBAT. MODERANTE/ M D X - lettere capitali - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0