crocifisso, 1640 - 1660

Figura frontale confitta in croce con quattro chiodi, con il piede destro avanzato rispetto al sinistro. Braccia aperte ma non completamente distese, capo leggermente riverso all'indietro e reclinato sulla spalla destra. Perizoma tenuto da una cordicella con un lembo svolazzante sul fianco destro; il drappeggio forma sul davanti una piega che scende verso la coscia sinistra

  • OGGETTO crocifisso
  • MATERIA E TECNICA Bronzo
  • ATTRIBUZIONI Algardi Alessandro (cerchia): autore del modello originale
  • LOCALIZZAZIONE Piacenza (PC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo bronzo fu inizialmente attribuito da Ferrari e da Dami a Francesco Mochi, che a Piacenza aveva sempre incontrato il favore, anche affettivo, dei critici. Nonostante si fossero sollevati dubbi da alcune parti (Pettorelli N., 1926; Pancotti V., 1935), questa attribuzione fu mantenuta anche nella schdatura di Licia Collobi (1942) ed arrivò fino ai nostri giorni negli opuscoli descrittivi della Chiesa (Casali G., 1961; Cordani E., 1975). Ad una posizione più sicura su questo bronzo si è giunti invece per altre vie: Wittkover studiò approfonditamente un Crocifisso della Cappella di Palazzo Pallavicini a Roma, attribuito a G. L. Bernini, e lo riferì all'Algardi. I successivi studi hanno confermato la direzione indicata da Wittkover, e hanno messo in luce diverse repliche di questo Crocifisso sparse in tutta Italia. Se appare ormai indiscutibile l'ideazione di questo "Cristo vivo" da parte dell'Algardi, il discorso si fa più complesso qualora si cerchi di definire la paternità dei singoli esemplari o un ipotetico prototipo algardiano. L'ipotesi più accettabile rimane quella di A. Nova Cellini, secondo cui questi Crocifissi furono originati da gessi o modelli originali dell'Algardi fusi da diversi artisti. Il Crocifisso di S. Teresa ha le stesse dimensioni del Crocifisso Pallavicini, le stesse caratteristiche del volto e del perizoma, e si presenta rifinito e cesellato con molta cura. Il suo modellato è all'altezza (per quanto si può giudicare dalle fotografie) dei migliori esemplari conosciuti, come quello Pallvicini e quello di S. Maria del Popolo a Roma, specialmente nel disegno della muscolatura del tronco. Il titolo è pressocchè identico a quello dell'esemplare di S. Maria del Popolo e a quello del gesso della Certosa di Calci. Per queste strette affinità formali, il Crocifisso piacentino si può datare ai primi anni dopo la metà del sec. XVII, stante la datazione dell'invenzione algardiana al 1647-1650, secondo la Negri Arnoldi (1974)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800151974
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI titolo, a tutto campo - INRI - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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