resurrezione di Cristo

dipinto,

La scena è dominata dalla luminosa e trionfale figura di Cristo che squarcia il cielo abitato da angeli, mentre schiere di soldati, atterriti dal sovrumano prodigio, sono riversate a terra. Al di sotto delle arcate del matroneo, ai lati dell'arco, figure di profeti adagiati su nubi accompagnati da iscrizioni ed al centro un riquadro a monocromo con un episodio tratto dall'Antico Testamento, illeggibile nonostante il restauro

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Gambara Lattanzio (e Aiuti)
    Gatti Bernardino Detto Soiaro (1495/ 1575)
  • LOCALIZZAZIONE Parma (PR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Presso l'Archivio della Fabbriceria della Cattedrale, in due manoscritti cartacei (F 1 Liber Reverendae Cathedralis Parmae - dell'anno 1555 per tutto il 1563, 197 cc., scritto fino alla c. 166 v; F 2 Liber Reverendae Cathedralis Fabricae Ecclesiae Parmae 1564 - primo Martii toto 1578, di 177 cc.), si conserva memoria dei pagamenti che i fabbriceri effettuarono al Gambara. I lavori, cominciati nel 1567, si conclusero il 26 giugno 1571 per un totale di 600 scudi d'oro (e non, come disse l'Odorici, di 200; si veda Testi 1934, p. 44). Proprio i pagamenti si rivelano assai interessanti perché esprimono la volontà dell'intera cittadinanza parmense di realizzare un progetto globale teso ad adeguare la cattedrale al gusto del tempo. Unico cruccio rimane quello di non possedere il documento di commissione fatto al Gambara, cosa che non consente di chiarire le effettive intenzioni dei fabbriceri, come pure soprattutto di fare luce sul reale ruolo del Gatti in tutto il ciclo decorativo. Il suo nome, infatti, compare solo in un pagamento (su venti effettuati), esattamente il primo, datato 14 luglio 1567. In anni recenti si è cercato di dare una possibile risposta a questa repentina defezione dell'artista pavese-cremonese. Nonostante allo stato attuale la scarsa documentazione non testimoni precedenti collaborazioni fra il Gambara ed il Gatti, si è tuttavia ipotizzato che il bresciano avesse avuto modo di conoscere Bernardino Gatti a Cremona ed abbia successivamente usufruito di quell'amicizia importante (per la fortuna "farnesiana" del Gatti, precoce estimatore della maniera correggesca tanto da pensarlo allievo diretto dello stesso Allegri, si veda G.Cirillo-G.Godi 1985, pp. 26-35; F.Voltini 1985, pp. 145-151; M.Tanzi 1988, pp. 84-85), per ottenere una commissione perstigiosa come questa della cattedrale parmense. E' così molto probabile che il Gambara avesse sottoscritto un contratto insieme al Sojaro, con la tacita intesa, però, di liquidare l'amico, conducendo a termine da solo l'impresa decorativa (M.Tanzi 1991, p. 30). I rapporti del "miglior pittore che sia in Brescia", come lo definì il Vasari (nella "Vita di Benvenuto Garofalo e di Girolamo da Carpi, pittori ferraresi, e d'altri Lombardi), con Parma sono stati individuati anche nel giro della committenza benedettina cassinese, ambiente in cui il Gambara fu coinvolto per buona parte della sua carriera anche se, non va del tutto dimenticata la testimonianza del Ridolfi, che ricordava come "Lattanzio, andatosene a Parma dipinse alcune cose per lo Duca" (Ridolfi, Le meraviglie...). La significativa incidenza della Riforma promossa dal Concilio di Trento, il bando delle leggende per i soggetti della pittura religiosa, fanno sì che le singole scene descrivano fedelmente lo svolgersi degli episodi, manifestando una volontà di seguire il racconto evangelico. Su ogni campata la scena principale, dipinta sopra il matroneo, è costituita dall'episodio tratto dal Nuovo Testamento ed inerente alla "Vita di Gesù" ed è abbinata, nei pennacchi inferiori, a storie bibliche a monocromo, viste come dirette anticipazioni della vicenda umana di Cristo, secondo l'indicazione canonica di S.Agostino: "In Veteri Testamento novum latet et in Novo, vetus patet" (cit. in G.Bora, Note cremonesi..., in "Paragone", 327, 1977, p. 45). La scena evangelica è così presentata come compimento "storico"della "promessa" veterotestamentaria (A.Bianchi 1991, p. 88). Singolare è che all'interno del ciclo, composto da tredici grandi riquadri, corrispondenti ad altrettante campate (la quattordicesima a destra è occupata dall'organo), manchino particolari episodi, ormai codificati nel programma iconografico della vita di Cristo: dalla scena del "Cristo inchiodato alla croce" (scheda n. 486), si passa direttamente alla rappresentazione della "Resurrezione", quasi si volessero evitare di proposito le scene legate alla passione, privilegiando di rimando, la vittoria della vita sulla morte. Dietro al racconto per immagini del Gambara è sottesa, senza ombra di dubbio, una particolare scelta iconografica dettata dalla stessa Fabbriceria (Tanzi 1991, p. 45). L'interesse della critica si è concentrato sull'ipotetico modo di gestire l'impresa decorativa, cercando cioé di chiarire fasi e tempi di esecuzione: sempre basandosi sui pagamenti si è così cercato di elaborare, seguendo un indice di maggior praticità, il procedere del cantiere. Per alcuni, il Gambara sarebbe partito, insieme al Gatti, con l'affrescare la scena con "Gesù guarisce gli infermi" (VII campata, lato destro; scheda n. 491), appoggiando così la tesi di un inizio dei lavori del presbiterio verso la controfacciata (G.Cirillo-G.Godi 1989-1990); per altri, e questa sembra essere l'ipotesi più convincente, i due pittori iniziarono a dipingere non dalla zona absidale, ma proprio dalle pareti verso la controfacciata, secondo un'ormai collaudata procedura operativa che, a differenza della tesi precedente, che non trova (continua nelle "Osservazioni")
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800142424
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Parma e Piacenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI ai lati dei profeti - ERIT/ SEPULCHRU(M)/ EIUS/ (G)LORIOSU(M) (Is. 11.10) POSUIT/ EUM PRO/ SIGNO (Nm. 21.5) - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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