Ragazzo sdraiato con cesto di frutta
dipinto,
1650 - 1674
Un ragazzo sdraiato su un fianco accanto ad un cesto d'uva ritratto sullo sfondo di un paesaggio campestre
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Keihlau Eberhard Detto Monsù Bernardo (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE palazzo Prati Savorelli
- INDIRIZZO corso Armando Diaz, 49, Forlì (FC)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE [scheda OA 2001/ 2006]: A lungo rimasto nei depositi dell'Istituto Prati di Forlì senza paternità, questo dipinto è stato finalmente ascritto alla mano dell'artista danese Eberhard Keilhau da A. Mazza nel 1981. Lo studioso ha successivamente (1985) pubblicato l'opera, evidenziando le affinità con un altro dipinto di uguali dimensioni e pervenuto dalla stessa collezione romana, in cui si vede una ragazza in ginocchio intenta a lavare panni mentre un ragazzo assorto siede accanto alla cesta in cui è riposta della biancheria. Le dimensioni di queste due tele, la comune provenienza dal palazzo della famiglia romana Muti Papazzurri, l'inquadratura scorciata delle figure, hanno fatto ipotizzare che in origine fossero dei sovrapporte. Giunsero in Romagna nel corso del XVII secolo, quando la famiglia Savorelli di Forlì ne entrò in possesso e da questi l'ereditarono i Prati. Non esistendo opere né firmate né datate di Monsù Bernardo, nel rispetto delle più antiche tradizioni artistiche nord-europee, l'intero catalogo delle sue opere si è venuto costituendo in tempi piuttosto lunghi; il Baldinucci, con il quale l'artista ebbe rapporti personali, dedicò pagine ricche di notizie alla stesura della sua biografia, ma la piena riscoperta di questa personalità artistica si deve allo studio di Roberto Longhi (1938), che giunse all'individuazione di un gruppo di opere da sempre genericamente ascritte alla mano di Antonio Amorosi e che in realtà, presentando una piena autonomia tematica e stilistica dal repertorio figurativo del maestro marchigiano, potevano essere assegnate a quell'Eberhard Keilhau ben noto alla storiografia ma ancora senza opere che potessero sostanziarne l'esperienza pittorica. Solo nel 1988 gli studi di E. Heimbürger hanno consentito di dissolvere definitivamente quell'alone di indeterminatezza che così a lungo dissimulò il profilo di questo artista. Con una tavolozza ricca dei toni più scuri e intensi della pittura olandese degli anni Trenta del secolo e particolarmente sensibile al più raffinato e intenso colorismo veneto cinquecentesco, Monsù Bernardo si soffermò a guardare, per rappresentarla con realismo, un'umanità varia e sensibile. Da Rembrandt colse il piacere di rendere visibili con il pennello anche i tratti più sottili dell'animo di ogni personaggio ritratto, uomini, donne e bambini osservati a compiere le azioni più semplici della quotidianità sembrano arrendersi al pensiero che sopraggiunge e li distoglie dall'azione, anche se soltanto per un attimo: è questo il momento che l'artista danese porta sulla tela raccontandolo con grande immediatezza e non di rado affidando a tanta semplicità l'ermetismo del double entendre. Questo ragazzo disteso accanto ad un cesto d'uva, forse metafora per un autunno capace di portare anche negli occhi dei più giovani la malinconia, andrebbe ascritto alla seconda metà degli anni Cinquanta del Seicento, quando cioè trascorso quasi un decennio dal suo arrivo in Italia l'artista danese decise di stabilirsi a Roma. Dalla quotidianità vissuta in questa città gli giunsero rinnovati stimoli per tradurre con immediatezza le sue allegorie: i bambini compaiono sempre più di frequente ad animare le sue tele in cui prendono a muoversi semplici forme che debbono a pochi e fluidi tratti la loro definizione, secondo un fare pittorico da cui non trapela con urgenza la preoccupazione per una composizione rigorosa: la persona ritratta è l'unica a poter percepire lo spazio rappresentato sulla tela come reale ed è soltanto al suo sentire, al suo vivere, al suo atteggiarsi, all'orientarsi del suo sguardo, alla sua gestualità che spetta la definizione di quello spazio come realtà esemplando così la forza di quelle "l'invenzioni di pochissima invenzione, ma di molto bella invenzione sempre". [nota aggiornamento 2022]: Nella "Nota di quadri che meritano restauro, e nomi degli autori", contenuta nel fascicolo degli inventari ottocenteschi delle raccolte Prati Savorelli, vengono indicate "2 Soprapporte (del Gamberini) Lavandaia e Contadino. Da restaurare."
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico non territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800065443
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini
- DATA DI COMPILAZIONE 2001
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0