adorazione del vitello d'oro
In alto al centro, su un pilastro di pietra che poggia su cinque gradini è il vitello d'oro. Intorno all'idolo profano è una danza in circolo di uomini e donne, con vesti bianche, azzurre e verdi drappeggiate sulle spalle. Una figura, di sfondo, sui gradini, con le mani levate indica l'idolo. A sinistra in basso un uomo con un bambino in grembo, coll'incarnato rosso scuro e un drappo rosso mosso; a destra un altro gruppo di persone, di cui una donna in primo piano, fortemente illuminata, con una veste chiara e un drappo giallo scuro, si volge col capo verso un uomo che indica l'idolo. Il dipinto è giocato su tonalità scure e alcuni punti fortemente illuminati, come lo squarcio di luce in fondo al cielo nuvoloso, nel quale si scorge appena la figura di Dio che indica a Mosè il tradimento del popolo di Israele
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Carrega Maurizio (attribuito)
Carrega Francesco (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Ventimiglia (IM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il soggetto del dipinto è ispirato a un passo dell'Esodo, nel quale Dio dice a Mosè che il popolo di Israele ha 'prevaricato' costruendosi un vitello d'oro e adorandolo, e per questo Dio vorrebbe punirlo. Ma Mosè si rivolge al Signore, pregandolo di quietarsi: "Calma l'ardore della tua collera e rinuncia a far piombare sul tuo popolo il male di cui l'hai minacciato". Il dipinto, insieme con gli altri sette posti alle pareti dell'Oratorio,è ricordato per la prima volta dal Rossi, il quale notava: " ... e per soprassello si tapezzarono le pareti con pregevoli quadri del dipintore genovese Serra"; e sempre dal Rossi, 1888, che li attribuisce questa volta a Maurizio Carrega: "... i freschi della volta, dovuti al pennello di ... Maurizio Carrega da Porto Maurizio ... proseguendo poi colla dipintura delle tele laterali, rappresentanti fatti dell'Antico Testamento, nelle quali il manierismo non impedisce che si riconosca il merito di chi le eseguì". In seguito i dipinti sono menzionati dal Bono, il quale afferma: "di squisita fattura sono pure le otto grandi pale, che in parte ricoprono le due pareti laterali, dovute al pennello del pittore genovese Serra, rappresentanti fatti dell'antico Testamento e incorniciate da fantasiose cornici di bianco stucco". Ancora un accenno ai dipinti è dedicato dal Viola, 1981, che cita ancora il nome del pittore genovese Serra: "L'interno presenta le pareti ricoperte da otto grandi pale del pittore genovese Serra". Si è visto che la maggior parte della storiografia locale attribuisce i dipinti al "pittore genovese Serra", rifacendosi probabilmente a quel registro dei conti dell'Oratorio, poi scomparso. Ma non si è trovata alcuna notizia di un pittore Serra genovese o attivo a Genova nel XVII/ XVIII secolo. Esiste solo un Pietro Antonio Serra, originario di Galliano, attivo agli inizi del XVIII secolo in Piemonte (Casale), ma è lontano stilisticamente dal pittore delle tele dell'Oratorio. Quindi è probabile si tratti di un errore di trascrizione. I dipinti sembano invece vicini stilisticamente agli affreschi del soffitto e probabilmente eseguiti in epoca precedente agli affreschi da Maurizio Carrega in collaborazione col padre Francesco
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0700032310
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Imperia e Savona
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Liguria
- DATA DI COMPILAZIONE 1982
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI in basso, entro il medaglione - FECERUNT VITULUM ET ADORAVERUNT/ QUIESCAT IRA TUA/ ET ESTO PLACABILIS/ EXOD. XXXII. 8. 12 - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0