Necropoli di Albintimilium, tomba 145 (monumento funerario, area ad uso funerario)

Ventimiglia, ca 100 d.C - ca 150 d.C

L’area dove è stata edificata la Tomba 145 era occupata da altre strutture databili al I sec. d.C., poi abbattute, di cui rimangono il muro C, l’acciottolato D, il muro E, che erano state costruite su un terreno di riporto ricco di resti ceramici di I sec. d.C. che dovevano colmare una depressione nel terreno. L'esistenza di questa depressione sarebbe testimoniata dal fatto che i detriti si trovavano ad una quota più bassa che non in tutti gli altri punti e si arrestavano al muro sud della tomba 145. La tomba 145 è costituita da una struttura principale di forma rettangolare, con orientamento nord-est / sud-ovest, di circa 2 x 4 metri, alla quale è unito il muro indicato con la lettera A, che viene a creare uno spazio a recinto. Nell'angolo interno tra il muro A e la tomba ci sono tracce di intonaco, ma all'esterno il muro A non era stato completato, non vi sono infatti tracce di intonaco. L'appartenenza del muro A alla costruzione della tomba sarebbe dimostrata anche dal parallelismo dei muri e dal fatto che la sua risega è allo stesso livello di quelle della struttura principale. In un secondo momento questo spazio sarebbe stato ristretto con la costruzione del muro indicato con la lettera B, che ha un andamento divergente sia rispetto al muro A sia rispetto alla struttura principale. Entrambi i muri, A e B, si conservavano per circa 40 cm sopra la risega, ma in origine non dovevano essere molto più alti, non avevano ingressi ed erano stati realizzati con ciottoli spaccati e disposti in ordini regolari. Per quanto riguarda la struttura principale, lo scavo aveva portato in luce intatta solo la parte inferiore che non presentava un ingresso, a meno che non fosse stato nella parte andata distrutta. Lo spazio interno era interamente occupato da una cella profonda 70 cm , larga 2,20 m e lunga 3,80 chiusa nella parte superiore da tre grandi lastroni, due dei quali incastrati nei muri laterali. Il terzo, dopo la deposizione dell’urna e della suppellettile era stato sigillato con calce. All’interno di questa cella sotterranea si trovava un’urna di marmo bianco decorata a baccellature chiusa da un coperchio dello stesso marmo, all’interno della quale si trovavano ossa combuste e una catenella di oro e perline, pertanto era una sepoltura femminile. I carboni del rogo erano stati accumulati verso la testata est del vano, quindi sembrerebbe che il rito si sia svolto all'interno della stanza e poi le ceneri siano state raccolte nell'urna. All'esterno dell'urna il corredo era composto da: coppa in vetro forma Isings 87, due coppe in sigillata gallica tarda forma Darton 4, ed inoltre da uno stilo in vetro, una bottiglietta in vetro e frammenti di altri vasi vitrei e un chiodo. I detriti del monumento hanno permesso a Barocelli di fornire un'ipotetica ricostruzione dell'alzato, ovvero di ipotizzare l'esistenza di un secondo ambiente posto al di sopra della cella sotterranea, le cui pareti erano state realizzate in pietrame e ciottoli spaccati rivestite esternamente di intonaco di colore bruno. I lastroni di copertura della “cella sotterranea” erano quindi il pavimento di una seconda cella, piuttosto alta, forse di due metri, con pavimento in cocciopesto e soffitto a volta leggera, realizzato in tufo marino, che poggiava sui muri sud ed ovest che erano più spessi, e dipinto internamente in azzurro di diverse gradazioni interrotto da una fascia di colore rosso, mentre esternamente era ricoperto da uno spesso strato di intonaco bianco. Resti di intonaco di colore rosso fanno pensare che anche le pareti della camera fossero dipinte. In questo ambiente superiore, poggiate sulle lastre di chiusura della cella sotterranea, sono state rinvenute altre cinque sepolture ad incinerazione, probabilmente membri della stessa famiglia con i rispettivi corredi, oltre ai consueti chiodi e resti del pasto funebre. Non tutti i materiali sono pervenuti ma tra quelli attualmente presenti si segnalano tre aghi crinali in osso con terminale in oro. Tra i detriti della tomba è stato rinvenuto anche un busto in marmo di personaggio maschile databile stilisticamente all'epoca adrianea. Manca la lapide che indicava l’appartenenza del sepolcro ma tra i detriti che si erano formati dopo la distruzione del monumento a nord e nord-ovest, e che coprivano la parte emergente della tomba, erano state recuperate due lastre di marmo appartenenti alla Gens Apronia (che tuttavia ad onor del vero Barocelli non riteneva pertinenti a questa struttura ma a qualche altra tomba vicina)

  • OGGETTO monumento funerario
  • CLASSIFICAZIONE area ad uso funerario
  • LOCALIZZAZIONE Ventimiglia (IM) - Liguria , ITALIA
  • TIPOLOGIA SCHEDA Monumenti archeologici
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia della Liguria
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI Frammento angolare superiore sinistro, scorniciato e danneggiato, di epigrafe funeraria su marmo grigio. Trovato nel materiale intorno alla tomba 145. ((regula)) D(is) [M(anibus)] ((ascia)) D(ecimo) APRO[nio D(ecimi) f(ilio)---] D(ecimus) APRO[nius D(ecimi) f(ilius)---] FRATRI [carissimo---] VIA [---] OP[tim---] "Agli Dei Mani. A Decimo Apronio figlio di Decimo, Decimo Apronio figlio di Decimo (ha fatto il monumento) al fratello carissimo". Il frammento appartenenva al titolo funerario fatto da un Decimus Apronius al fratello, che portava lo stesso prenome del dedicante ed esercitava forse un mestiere connesso con l'uso dell'archipenzolo, la squadra con filo a piombo raffigurata prima dell'intestazione alla linea 1. Datazione II-III sec. d.C. (Giovanni Mennella, Le iscrizioni romane di Albintimilium, Quaderni del MAR 2, Ventimiglia 2014, pp. 97-98, n. 14) - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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