Allegoria mariana. allegoria mariana
dipinto
1500 - 1519
Michele Da Verona (ca. 1470/ 1536-1544)
ca. 1470/ 1536-1544
Il dipinto raffigura sant’Agnese con l’agnello in braccio e, alle sue spalle, un gruppo di figure aureolate (forse sant’Anna, la Madonna, san Gioacchino ed altri). Sullo sfondo, un paesaggio con una grande chiesa gotica sulla riva di una distesa d’acqua
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Michele Da Verona (ca. 1470/ 1536-1544)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La storia di questa piccola tela è assai intricata. Essa fa parte di un ciclo di quattro dipinti (invv. 909-1B0188, 923-1B0190, 922-1B0191), eseguiti per l’oratorio cinquecentesco denominato della Santa Concezione della Gloriosissima Vergine, in seguito mutuato in quello di Sant’Anna, oratorio posto sotto il patronato della nobile famiglia Pellegrini. Le tele passarono poi nella chiesa dedicata a San Carlo Borromeo quando nel 1614 l’oratorio venne completamente ricostruito. Nel 1803 Saverio Dalla Rosa le segnala in sacrestia, insieme ad una quinta raffigurante «sei Vergini Sante con paese» e ad una "Natività", tutte attribuite a Falconetto. In seguito alle demaniazioni napoleoniche, la chiesa di San Carlo venne soppressa nel 1806 e riaperta al culto solo nel 1833, per intervento di don Pietro Albertini, la cui famiglia ne era proprietaria (Albrigi 1938). Nel luglio 1834 le quattro tele, sempre attribuite a Falconetto, vennero acquistate ad un’asta da Andrea Monga (cfr. Avviso dell' I.R. Intendenza di Finanza dell' 8 luglio 1834, per la vendita dei dipinti già nell'oratorio di San Carlo, n. 8: «Quattro detti piccoli in tela con cornici legno colorite rappresentanti vari oggetti sacri, figure intere ritenute del Falconetto»), che nell’aprile 1860, per il loro cattivo stato di conservazione (le descrive «in sommo disordine, mancanti in molti luoghi di pittura per essersi staccata l’imprimitura di gesso»), le cedette al pittore Carlo Ferrari. Poco tempo dopo Ferrari, evidentemente dopo averle risarcite delle lacune, le rivendette a Cesare Bernasconi, di cui era consulente artistico e restauratore di fiducia (tutta la vicenda è ricostruita in Guzzo 1995-1996, che suggerisce possano spettare a Ferrari «le gustose citazioni urbane di Verona, o almeno la loro accentuazione»). Problematico è il significato degli episodi raffigurati e forse bisogna supporre che manchino alcuni elementi della serie. Dall'esame iconografico delle tele, sembrerebbe che il filo conduttore delle immagini sia l'Immacolata concezione della Madonna e la celebrazione della sua purezza, promossa alla fine del Quattrocento dalla Chiesa. Per quanto riguarda l'attribuzione, dapprima Richard Lotze nella comunicazione al Museo riportava che «non è certamente Falconetto», mentre dimostrava molte somiglianze con il Bissolo (anche Cavenaghi il 12 agosto 1904 comunicava che non si trattava di Falconetto). L’attribuzione a Michele da Verona può essere condivisa sia per l’impianto ancora quattrocentesco della composizione, sia per la resa delle vesti, dei manti e delle acconciature, assai accurate, così come le ombreggiature che danno consistenza e pienezza ai volti. Gli sfondi paesaggistici hanno un grande sviluppo, come è caratteristico nelle sue opere. Di Michele è stato detto che tra i suoi personaggi c’è spesso un senso di incomunicabilità e di estraneità (Del Bravo, Marinelli). Si è anche scritto della naïveté delle sue rappresentazioni, un’osservazione che si addice anche a queste opere. Si è molto discusso della collaborazione tra gli allievi di Domenico Morone, e cioè tra il figlio Francesco, Girolamo Dai libri, Michele da Verona, Paolo Morando, spesso difficile da precisare. Perciò anche per queste tele, che Caterina Gemma Brenzoni (2010, pp. 289-291) riteneva eseguite tra il primo e il secondo decennio del Cinquecento, l’attribuzione a Michele deve conservare un punto interrogativo. La studiosa ricordava, inoltre, che la famiglia Pellegrini aveva commissionato a Michele da Verona tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento gli affreschi sui pilastri della cappella di famiglia in Sant’Anastasia. (da Caterina Gemma Brenzoni 2010, pp. 289-291)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717829
- NUMERO D'INVENTARIO 908
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0