Pentecoste. Pentecoste
miniatura
1475 - 1499
La miniatura, sottratta al Museo di Castelvecchio nel 1980, è nota attraverso una fotografia in bianco e nero. La scena rappresenta la Pentecoste. Da quanto è ancora possibile rilevare dalla testimonianza fotografica, lo Spirito Santo sotto forma di raggi luminosi discende sulla Vergine, raffigurata al centro, e sugli Apostoli
- OGGETTO miniatura
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MATERIA E TECNICA
pergamena/ pittura a tempera
- AMBITO CULTURALE Ambito Francia Settentrionale
- LOCALIZZAZIONE n.d
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel catalogo della collezione Bernasconi, stilato nel 1871 dal pittore Carlo Ferrari, si legge che questa miniatura, assieme a altri setti ritagli (invv. 4512-1B0131, 4513-1B1814, 4515-1B1816, 4516-1B1817, 4517-1B1818, 4518-1B1819, 4514-1B1815), era fissata su una pergamena, incollata su tavola ed incorniciata, che misurava 16 x 20 centimetri. Sul retro si trovava una scritta che riconduceva i «quadretti» coi «vari fatti sacri, molti de’ quali riferibili alla storia della Madonna» alla mano di Francesco Dai Libri: «Francesco Veronese miniatore fece, cognominato Dai Libri, padre di Girolamo circa il 1450». La scheda manoscritta dell’archivio del Museo specifica che la scritta non era anteriore al XVIII secolo, epoca alla quale potrebbe risalire anche il sigillo in ceralacca con lo stemma di casa Emilei. Questa sistemazione entro cornice venne mantenuta anche nell’allestimento del 1908, quando il fondo delle miniature antiche venne collocato in un breve corridoio di palazzo Pompei, detto appunto "corridoio delle miniature", fatto decorare dal pittore Attilio Trentini, e nei successivi allestimenti a Castelvecchio, curati da Antonio Avena (negli anni venti) e Carlo Scarpa (negli anni cinquanta). Nel tardo pomeriggio del 3 aprile 1980 questi otto pregevoli ritagli e una miniatura di Girolamo Dai Libri (inv. 4426-1B1727), esposti in una vetrina di sala Monga, furono sottratti al Museo (cfr. la pratica presso l’AMCVr; «L’Arena», 11 aprile 1980). Di loro ci restano soltanto alcune fotografie in bianco e nero, ma nessuna testimonianza, né fotografica né documentaria, del verso, in linea con l’ormai sorpassata visione delle miniature come eleganti quadretti. Questa mancanza, oltre alla frammentarietà del ciclo, comporta che si possa ipotizzare solo su base stilistica l’ambito di provenienza, senza la possibilità di un riscontro paleografico, di un’analisi del calendario e di un confronto cromatico. È chiaro che queste otto miniature facevano originariamente parte di un unico libro d’ore e ne accompagnavano la principale sezione liturgica, l’"Officium beatae Mariae Virginis", le "Ore dello Spirito Santo" ("Pentecoste") e l’"Obsecro te" ("Madonna con il bambino"). In questa tipologia di manoscritti, la sequenza delle scelte testuali ed iconografiche, che alla metà del XV secolo si era ormai standardizzata in serie assai codificate, lasciava però anche un certo spazio a tradizioni e culti locali. In quanto libro non liturgico, il libro d’ore non era sottoposto ad alcun controllo da parte dell’autorità ecclesiastica e questa sua caratteristica consentiva una espressione spontanea, con numerose varianti (Gnoni Mavarelli 1986, pp. 25-27; Morello 1988, p. 11). È soprattutto nell’area compresa tra la Francia settentrionale e le Fiandre che, alla fine del XV secolo, si afferma questa particolare produzione. Già Ferrari si era accorto che queste miniature non potevano essere di certo riconducibili alla mano del miniatore veronese («quello che ha scritto ciò, ha preso un granchio») e faceva invece riferimento all’antica scuola tedesca. Adolfo Venturi, in una comunicazione al Museo del 18 ottobre 1903, suggeriva fossero opera di un autore fiammingo, mentre Trecca (1912, p. 50) rimandava ancora alla scuola veronese, ed è solo con Aldrighetti che esse vengono riferite alla mano di un miniatore francese del XV secolo (1960, p. 33). Per scelte iconografiche e stilistiche, le miniature in esame sembrano essere state realizzate intorno all’ultimo quarto del Quattrocento da un artista che operava in qualche atelier periferico della Francia nord-orientale, dove si combinavano stilemi e tradizioni francesi e fiamminghe. Il suo stile è caratterizzato dalla compresenza di soluzioni impegnate nella miniatura parigina della metà del XV secolo, quali i personaggi coi volti dai tratti delicati e arrotondati e le silhouettes allungate, l'ambientazione delle scene entro strutture architettoniche costruite in prospettiva e dall'orizzonte alto, gli elementi vegetali ridotti a semplici forme geometriche; e di soluzioni che rimandano invece alla tradizione fiamminga, come l'utilizzo dei paraventi e la presenza della scena della "Strage degli innocenti". I vespri erano di solito decorati con l'immagine della "Fuga in Egitto", ma talvolta essa veniva sostituita o affiancata da quella del massacro, a testimoniare come i miniatori chiamati a decorare testi di destinazione privata potessero svincolarsi dalle convenzioni figurative (Wieck 1988, pp. 65-66). In questo senso è utile il confronto con due libri d'ore, databili tra il 1450 e il 1480, realizzati in un'area compresa tra il Nord della Francia e il Belgio, a ulteriore conferma della datazione e dell0origine geografica dei ritagli rubati (Parigi, Bibliothèque Mazarine, ms. 479, c. 56r; Mosca, Biblioteca Lenin, ms. 468, c. 42r. Zolotova 1991, n. 63).||||(da Cristina Franchini 2010, pp. 131-132)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717558
- NUMERO D'INVENTARIO 4519
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0