Iniziale "A" (Cristo benedicente e monaco in preghiera). Cristo benedicente

miniatura 1390 - 1410
Andrea Di Bartolo (cerchia)
1360-1365/ 1428

Frammento di miniatura ritagliata con iniziale "A" a corpo rosa, ornata da motivi a pallini e avviluppata da foglie guizzanti e carnose. Raffigura Cristo benedicente, dipinto entro l'anello superiore della lettera, adorato da un monaco inginocchiato con tonaca bianca che appare in basso a sinistra, entro un breve fregio marginale fogliaceo, originato dalla lettera. Lineazione: quattro righi musicali in inchiostro rosso con notazione quadra in inchiostro bruno

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA ORO
    pergamena/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Senese
  • ATTRIBUZIONI Andrea Di Bartolo (cerchia): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'iniziale doveva in origine appartenere a un graduale del Proprio del tempo ed essere lettera incipit dell'introito della messa della prima domenica di Avvento "Ad te levavi" (Hesbert [1935] 1985, pp. 2-3, n. 1a). La miniatura raffigura Cristo benedicente adorato da un monaco inginocchiato e vestito con un abito con tonaca, scapolare e cappuccio bianco che suggerisce l'identificazione della figura con un monaco olivetano, camaldolese o certosino. Tuttavia il lembo di stoffa a mezza luna visibile sul lato destro porterebbe a riconoscere una delle due bande laterali, dette guigge, che tengono unite poco sotto la linea della vita la pezza anteriore e quella posteriore della cocolla certosina, permettendo di ipotizzare una provenienza del volume da cui fu tagliata l'iniziale da tale comunità (Fossa 2000, pp. 142-146, n. 7; Leoncini 2000, pp. 154-160, n.13; Donghi 2000, pp. 204-206, n. 32). I pochi interventi che si sono occupati del ritaglio hanno ipotizzato una sua collocazione a Verona nella seconda metà del Trecento, accostandolo a Turone, che l'avrebbe eseguito attorno al 1360 (Magagnato, 1958), o a un miniatore veronese influenzato dal Maestro del Redentore (Castiglioni 1992). Nel catalogo generale del Museo di Castelvecchio, Federica Toniolo (2010, pp. 88-89) ha proposto di accostare il frammento all'ambito senese e, in particolare, alle opere di Andrea di Bartolo, figlio del pittore Bartolo di Fredi. Un simile tipo di iniziale ricorre di frequente nel corpus di Andrea e della sua bottega. In particolare si vedano gli antifonari 5 D, 6 K, 7 H del Museo dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme, eseguiti da Andrea e collaboratori nel 1399 (Iannone 1995, pp. 16-17, n. 6; Desantis 1995, pp. 18-19, n. 7; Maiorano 1995, pp. 20-21, n. 8). Nelle iniziali francescane anche le scelte cromatiche, caratterizzate dal vivace contrasto del rosso-arancio, blu e rosa, si avvicinano al ritaglio di Verona. Inoltre, le foglie ripiegate su se stesse sulla sommità della lettera presentano un motivo grafico a biacca ricorrente nelle miniature attribuite a Bartolo di Fredi e Andrea di Bartolo nell'antifonario H. I.7 (Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati) eseguito negli anni novanta per gli agostiniani di Lecceto (Freuler 2002, tavv. CXXII-CXXIV). Nel ritaglio di Castelvecchio è invece particolare la soluzione di riempire il campo interno della lettera sottostante la figura di Cristo con due decorazioni fogliacee poste in posizione simmetrica su fondo scuro. Convincente risulta anche il confronto iconografico con il Cristo benedicente e il frate francescano inseriti nella "A" dell'"Aspicens a longe" in collezione Lehman a New York, in cui si è identificato il foglio iniziale dell'antifonario 5 D della serie francescana per la Terra Santa, dove la qualità dell'esecuzione indica l'autografia di Andrea (Palladino 2003, pp. 58-59, n. 52). Altrettanto significativo è l'accostamento con altre iniziali degli stessi corali, quali Cristo che ammaestra le folle o la Decollazione del Battista attribuite alla bottega (Freuler 2002, tavv. CXIV-CXIX). Tali modelli, nei quali spicca il gusto gotico nel fluire morbido delle linee e nel naturalismo dei volti dall'espressione assorta, traspaiono nel ritaglio di Castelvecchio, dove però appare una maggiore rigidezza di tratto che rende le figure più gracili, affidate ad un disegno costruttivo a tratti non sorretto da chiaroscuro. Si potrebbe trattare, pertanto, di un'opera eseguita da un miniatore dell'ambito di Andrea di Bartolo tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, anni in cui è provata un'attività dell'artista, presumibilmente per il tramite del domenicano Tommaso d'Antonio Caffarini, per comunità religiose veneziane, tra cui i domenicani e forse anche i camaldolesi di San Michele di Murano (Freuler 2002, pp. 182-193, 338-344; Freuler 2004, pp. 167-168). (da Federica Toniolo 2010, pp. 88-89)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717542
  • NUMERO D'INVENTARIO 4509
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • ISCRIZIONI sul verso - [con]fundentur domine / [Vias tuas] domine / notas fac mi/[hi et se]mitas tuas e / [doce me] - gotica libraria -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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