Angeli suonatori. Angeli suonatori
dipinto murale
1890-1910
Una coppia di angeli in volo suonano un violino e un organetto. In basso tre angeli oranti
- OGGETTO dipinto murale
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a affresco
- AMBITO CULTURALE Ambito Veronese
- LOCALIZZAZIONE Casa di Giulietta
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’affresco, oggi ingiudicabile perché completamente ridipinto, doveva costituire un frammento di una "Maiestas Domini" in cui Cristo, al centro di una mandorla circondata da angeli adoranti e musicanti, era presumibilmente affiancato dalla Vergine e da san Giovanni Battista, ed eventualmente dalla teoria degli apostoli e dai beati e dannati, nel caso raffigurasse un più ampio "Giudizio Universale" (Guarnieri 2010). Il restauro del 2002 ha rilevato la sovrapposizione di due strati pittorici, di cui il primo ad affresco databile al XV secolo e il secondo a tecnica mista e riferibile ad un intervento di fine Ottocento o d’inizio Novecento: nel constatare l’esiguità delle porzioni riferibili allo strato più antico, si è deciso, in quella sede, di non asportare la ridipintura più recente. Tra i pochi brani superstiti rimangono brevi tracce della mandorla iridata che, nella forma e nella brillante cromia, perpetua modelli più antichi del XIII secolo. Tra gli esempi veronesi si ricordano il "Cristo in mandorla e Giudizio Universale" affrescato sulla parete destra del presbiterio di Sant’Anastasia, di mano del Secondo maestro di San Zeno, il più tardo "Cristo in mandorla fra gli Evangelisti" nella chiesa di San Salvatore a Montecchia di Crosara e un "Thronum Gratiae tra i simboli degli Evangelisti" raffigurato entro una mandorla nella calotta absidale della chiesa della Santissima Trinità, della cerchia di Martino da Verona: a quest’ultimo maestro sembra rimandare la particolare varietà degli atteggiamenti degli angeli, talora con il volto leggermente reclinato, cheeonsente di ipotizzare, sia pur debolmente, una datazione all’inizio del Quattrocento (Guarnieri 2010). Descritta brevemente da Trecca (1912), l’opera è considerata del XV secolo da Avena (1937), che la avvicina, per «l’inconsistenza coloristica e il caratteristico disegno», ai prodotti della bottega veronese di fine Quattrocento denominata dalla storiografia locale ‘dal cespo di garofano’ (tale riferimento attributivo compare anche nella scheda cartacea dell’Archivio del Museo). Una foto Alinari reca, invece, un'attribuzione a Vincenzo Foppa. In realtà l’affresco in esame non ha nulla a che vedere con quella cultura, mostrando piuttosto i modi di uno spregiudicato restauratore di fine Ottocento. Purtroppo non si è trovata traccia negli archivi del Museo della data e delle procedure di stacco, che avrebbero potuto eventualmente fornire qualche indicazione circa la provenienza e l’autore del rimaneggiamento ottocentesco, forse il noto pittore e restauratore veronese Pietro Nanin (Guarnieri 2010)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717491
- NUMERO D'INVENTARIO 1162
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0