Allegoria della musica. allegoria della Musica

dipinto 1490 - 1510

Il dipinto raffigura, al centro, una figura femminile che suona uno strumento a corda. Sopra la sua testa una tabella con nastri. Sullo sfondo, si sviluppa un paesaggio con montagne ed edifici e un ponte su un fiume. Ai lati della scena, due putti tirano le tende come un sipario

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Bonsignori Francesco (1460 Ca./ 1519)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La grande tela, presumibilmente parte della decorazione di un apparato effimero (Vinco 2018, p. 334), appartenne ad Andrea Monga, ma purtroppo non sappiamo quando e dove il collezionista veronese ne sia entrato in possesso. Neppure le sparse carte dell’archivio familiare (pubblicate da Guzzo 1995-1996) offrono lumi in merito. Entrò a far parte delle civiche raccolte d’arte con la collezione di Bortolo Monga, uno dei tre figli di Andrea, che fu donata al Comune nel 1911. Il suo stato di conservazione era già allora gravemente compromesso. «Tempera guastissima», a detta di Antonio Avena (1914), nel maggio 1949 il pittore e restauratore Ferruccio Bragantini calcolò un preventivo di 15.000 lire per un restauro pittorico e per la fissatura del colore sollevato (AMCVr, anno 1949, prot. 81/C5). Non è noto se l’intervento sia stato effettivamente eseguito, ma forse risale a questa occasione il tentativo di tamponare le lacune sparse con estesissime stuccature su tutta la superficie. Le precarie condizioni non permettono di apprezzare molti dei particolari profusi ovunque dall’autore, ma soprattutto l’ampio paesaggio sullo sfondo, nel quale si può riconoscere una veduta di Verona con l’Adige, il ponte delle Navi, castel San Felice sulle Torricelle e in lontananza i monti Lessini. Perduta l’iscrizione nella ‘tabula ansata’ sospesa sopra la testa della donna al centro della tela, alla quale senz’altro si riferiva. Che la figura femminile sia da interpretare come un’allegoria della Musica è condivisibile, e tuttavia non si può neppure escludere che la giovane donna effigiata con tanta solennità sul proscenio di un immaginario teatro, tra due putti che scostano un pesante sipario di velluto, sia invece una delle muse. Per esempio, "Tersicore", la musa della lirica corale e della danza, che è raffigurata in un modo sorprendentemente simile in uno dei cosiddetti ‘Tarocchi del Mantegna’ (una serie di carte da gioco elaborata a Ferrara verso la metà del settimo decennio del Quattrocento: cfr. Faietti 1991, pp. 431-437), mentre pizzica le corde di una cetra, vestita di una tunica succinta, il corpo piegato in una leggera inarcatura. Quanto alla storia attributiva del dipinto, vi si sono alternati i nomi di Francesco Bonsignori, proposto da Avena e ripreso da Guzzo e Peretti (2010, p. 249), e di Michele da Verona, avanzato da Berenson (dubitativamente, e solo negli indici del 1932) e da Ursula Schmitt. Secondo Gianni Peretti (2010), la prima proposta sarebbe indubbiamente più convincente in quanto il volto della figura femminile richiama le consuete tipologie del pittore, collocandosi, anche cronologicamente, tra la Maddalena della pala di San Paolo in Campo Marzio e il più tardo busto di santa del Poldi Pezzoli (inv. 1591/628). Lo studioso proponeva, inoltre, di avvicinare il dipinto al “San Sebastiano" distrutto a Berlino alla fine della Seconda guerra mondiale, del quale riprende nella parte sinistra lo scheggiato paesaggio roccioso, e la pala mantovana di Palazzo Ducale assegnatagli da Sergio Marinelli (1990, p. 641; Agosti e Vinco, tuttavia, assegnano la pala al fratello minore Girolamo Bonsignori per la presenza di influssi correggeschi e leonardeschi, Agosti 2005, p. 254 nota 88; Vinco 2018, p. 334), databili entrambe ai primi anni del Cinquecento. Un ulteriore confronto è stato avanzato da Mattia Vinco (2018, p. 334) con il “San Sebastiano” del santuario della beata Vergine delle Grazie a Curtatone (Mantova), databile al 1510-1514. Per lo studioso, la tela di Castelvecchio sarebbe, di conseguenza, da datare entro il primo decennio del Cinquecento e da leggere «a fianco degli interessi che Bonsignori comincia a sviluppare verso la pittura protoclassica di Lorenzo Costa, arrivato a Mantova nel 1506 subito dopo la morte del Mantegna» (Vinco 2018, p. 334). (da Gianni Peretti 2010, p. 249)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715193
  • NUMERO D'INVENTARIO 1599
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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