Cristo deposto. Cristo deposto
dipinto
ca 1490 - ca 1495
Bonsignori Francesco (1460 Ca./ 1519)
1460 ca./ 1519
Il dipinto rappresenta, al centro, Cristo morto sostenuto da san Giovanni e dalla Vergine che lo avvolge nell’ultimo abbraccio, mentre la Maddalena piangente assiste quasi incredula
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Bonsignori Francesco (1460 Ca./ 1519)
- LOCALIZZAZIONE Museo degli affreschi G.B. Cavalcaselle
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella collezione di Cesare Bernasconi, da cui proviene, il dipinto era riferito a Mantegna. L’attribuzione risale allo stesso proprietario, ma fu ribadita da Carlo Ferrari nel catalogo manoscritto della quadreria stilato subito dopo la sua morte, nel gennaio 1871, dove si segnala anche che esso «ha molto sofferto e subì molti restauri». I cataloghi e le guide del Museo preferirono ripiegare più prudentemente sul nome del figlio di Andrea, Francesco (così è riportato anche nella scheda cartacea dell'opera). L’ultimo intervento di restauro ha rivelato che la striscia verticale di tela che attraversa il volto della Maddalena è stata aggiunta in un momento successivo, come dimostra sia il tessuto di supporto, sia la diversa crettatura della pellicola pittorica. Probabilmente essa sostituì una parte danneggiata, perché è difficile immaginare in origine un taglio così stretto, che reseca a mezzo l’occhio della donna. L’inquadratura molto ravvicinata della scena, limitata quasi alle sole teste, un espediente che concentra e intensifica il pathos dell’immagine, è frutto della lezione di Mantegna e può giustificare le attribuzioni ottocentesche. Questa scelta espressiva fu condivisa da Francesco Bonsignori, un pittore veronese trasferitosi a Mantova fin dal 1477. Se ne può vedere un esempio nel "Cristo portacroce" attorniato da figure di dolenti (Maddalena, Veronica) e di soldati, appartenuto alla collezione Carrand e donato nel 1889 al Museo Nazionale del Bargello di Firenze (tempera su tela, 55 x 61 cm, inv. 2031c). Benché potesse vantare un’attribuzione a Bonsignori negli indici di Berenson, il dipinto è rimasto ai margini del dibattito critico sull’artista fino alla pubblicazione di Franco Moro nel 1995. Vi ritroviamo la testa in scorcio della Maddalena con funzione di quinta laterale, la stessa espressione attonita del volto, la bocca socchiusa che lascia vedere la chiostra inferiore dei denti, le lacrime cristalline che solcano la gota. Anche l’aspetto del Cristo è simile, ma alquanto più scavato e ruvido nella tela veronese, differenza che dovrebbe tradursi in una datazione precedente. Quanto all’autografia, è prudente per ora mantenere aperto un margine di dubbio a causa della qualità non immacolata del disegno, che sconviene anche ad un pittore non sempre impeccabile come il nostro: la mano che sostiene il corpo di Cristo in primo piano appartiene a Giovanni, per esempio, ma ne sembra assolutamente irrelata. Le analogie tipologiche e formali con dipinti quali la "Madonna con il bambino e santa Margherita" di Castelvecchio (inv. 954-1B2166) suggeriscono una datazione relativamente giovanile, verso il 1490. Ma il percorso creativo di Bonsignori presenta ancora numerose zone d’ombra e la sua cronologia interna, con l’eccezione di alcuni punti fermi, resta tutta da stabilire. (da Gianni Peretti 2010, pp. 249-250)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500717853
- NUMERO D'INVENTARIO 87
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
- ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0