Madonna della quaglia. Madonna con il bambino, detta Madonna della quaglia

dipinto 1420 - 1420
Pisanello (1395 Ca./ 1455 Ca)
1395 ca./ 1455 ca

La Madonna, avvolta in un manto foderato di ermellino, è seduta su due cuscini in un prato fiorito con il bambino in piedi sulle sue gambe; nel prato si riconoscono garofani, viole e rose, due cardellini e una quaglia; in alto due angeli incoronano la Madonna; fondo oro inciso e a rilievo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA ORO
    tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Pisanello (1395 Ca./ 1455 Ca)
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Castelvecchio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Del dipinto non è possibile documentare la peraltro plausibile origine veronese più indietro della sua probabile presenza nel 1820 nella collezione Lanfranchini (Molteni 1996, p. 45); giunse al museo nel 1871 per dono di Cesare Bernasconi, al quale spetta, tra gli altri meriti, il recupero critico di Pisanello (Bernasconi 1862, 1864; Marini 1996, p. 17). (...) Maria è rappresentata, con ossimoro iconografico, al tempo stesso ‘in umiltà’ e incoronata, seduta su due cuscini in un ristretto hortus conclusus, un poco risalente alle sue spalle nella siepe di rose che lo circonda. Tra le numerose presenze floreali (garofani, viole, rose), spiccano due cardellini, a suggerire la futura passione del figlio e, probabilmente con significato simile (Molteni 1996), anche se il simbolismo della quaglia è spesso confuso con quello della pernice (Chastel 1988), la quaglia che da il nome al quadro. La Madonna accoglie entro la linea falcata del suo grembo, che prosegue quella dei lunghi capelli biondi, il muscoloso bambino, «gravante obliquo» sulle sue ginocchia, sfiorandolo senza tenerlo tra le mani dalle lunghissime dita, «teneramente aperte come una carnosa corolla» intorno al corpo di lui (Paccagnini 1972, p. 144). Entrambi volgono a destra i volti accostati, circondati da nimbi di pastiglia, nella cui fabbricazione ricorrerebbero, secondo De Marchi (1997), le cifre dell’atelier di Giovanni Badile presenti anche nella Madonna in trono con il bambino (inv. PV 4724) di Palazzo Venezia, un dipinto che sembra inevitabile prendere in considerazione insieme a questo del museo di Castelvecchio. La pastiglia ritorna intorno alla scollatura e al polso destro dell’abito di Maria. Sul fondo d’oro punzonato due angeli dalle lunghe ali reggono la corona sul capo della Vergine. La tavoletta presenta, oltre alla sproporzione delle mani della Madonna, evidenti contrasti tra la stilizzazione gotica della sua figura e la potente fisicità di quella di Gesù; tra la resa quasi routinaria del viridario e la minuziosa rappresentazione degli uccelli. Il cardellino a destra, in particolare, trova strettissimi riscontri nel disegno (inv. 2474) dell’album Vallardi del Louvre, di Michelino da Besozzo secondo Annegrit Schmitt (1995, pp. 27, 277 nota 29, fig. 11), di Pisanello secondo Cordellier (1996, p. 90 n. 6) ed Esther Moench (1996). Alla quaglia è stato invece accostato l’analogo motivo sul foglio inv. 16 dell’Albertina di Vienna, probabile opera, forse degli anni quaranta, della bottega di Pisanello derivata da un prototipo di Michelino (Cordellier 1996, p. 176). (...) Superata l’iniziale oscillazione tra Pisanello e Stefano, il cui nome tuttavia torna ad essere proposto (Boskovits 1998), l’attribuzione agli esordi della carriera del primo pittore, sensibile all’esperienza del lavoro di Gentile da Fabriano da un lato e di Stefano dall’altro, si è infatti affermata come prevalente, ma assolutamente non esclusiva a causa di presunte ‘insufficienze’ qualitative. Il ruolo nella formazione di Antonio di Puccio da Cerreto che nel passato la critica assegnava a Stefano, una volta riequilibrato, alla luce dei ritrovamenti documentari, il peso delle reciproche influenze fra i due artisti – il secondo dei quali rimasto, com’è noto, titolare di un corpus di opere esiguo –, sembra essere stato assunto da Michelino da Besozzo. Il ‘panmichelinismo’ vigente ha finito per avere esiti, invero improbabili, anche sull’attribuzione del nostro dipinto (Syson). Sostanzialmente nella stessa direzione, anche se con maggiore prudenza, va chi (De Marchi; implicitamente Franco 1996b, pp. 121-123; in qualche modo Boskovits) colloca la Madonna della quaglia nell’ambito di Giovanni Badile, spiegandone così sia la distanza rispetto al Pisanello primo del monumento Brenzoni in San Fermo sia le innegabili influenze micheliniane. Che non sono tuttavia esclusive, anzi, la sensibile impronta gentiliana del giovane Pisano appare evidente negli angeli e nel volto di Maria. Ci troviamo di fronte a un’opera innegabilmente disuguale, ma indice di una forte e originale personalità che sperimenta qui notevoli innovazioni rispetto al linguaggio artistico del tempo, quali ad esempio la capacità di attribuire centralità e monumentalità alla Vergine e fisica spazialità al figlio e il sapiente naturalismo con cui vengono trattati gli uccelli. Impossibile considerare questo piccolo capolavoro, tra i più lirici e poetici del suo tempo, appartenente a un artista di secondo rango o a un’epoca successiva alla fine del secondo decennio del Quattrocento. Sospendendo il giudizio sulla paternità della Madonna di Palazzo Venezia, che potrebbe anche non appartenere allo stesso autore, sono convinta di confermare nella Madonna della quaglia gli inizi di Pisanello in cui compaiono, seppure ancora disaggregati (Degenhart 1949, p. 14), tutti gli elementi, compresa la stessa pennellata, destinati a comporre lo stile del maestro" (da Marini 2010, cat. 69; cfr. anche Fabbri 2022)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500715144
  • NUMERO D'INVENTARIO 164
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Verona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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