soggetto sacro

tabernacolo, (?) 1945 - (?) 1955

tabernacolo “a nicchia” con tetto a timpano retto da due semicolonne lisce in pietra nera con capitelli in pietra d’Istria. Alla base due barbacani sostengono una mensola in aggetto. Un cancello in metallo, sempre aperto, custodisce l’immagine votiva della Vergine Immacolata a figura intera (immagine sotto vetro). Al di sotto del timpano sull'architrave tre lampade illuminano il capitello nelle ore notturne. Ai fianchi si vedo tutt'oggi le due nicchie che forse un tempo contenevano vasi portafiori o lampade. Al di sotto del tabernacolo ci doveva essere la cassetta delle offerte (dove ora vi è il muro stuccato con malta cementizia); l’iscrizione lapidea posta al di sotto è ora quasi del tutto illeggibile

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA Marmo
    pietra d'istria
    METALLO
  • AMBITO CULTURALE Produzione Veneziana
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il capitello in esame, custodente un immagine della Vergine Immacolata, è opera di pietà bellica del secolo XX voluto dagli abitanti di Sant'Anna al termine della Seconda Guerra Mondiale, come ricordato dall'iscrizione murata al di sotto, oggi quasi del tutto illeggibile, che cosi dice: “GLI ABITANTI / DI SANT'ANNA RICONOSCENTI / GUERRA 1940-45”. Tale tabernacolo è uno dei numerosi visibili tutt'oggi nei sestieri di Venezia, opere d’arte diffuse dai tempi più antichi ma anche in epoca moderna. Infatti l'uso del capitello veneziano pare sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città. Di fatti nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). I soldi per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione ai cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641168
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • ISCRIZIONI alla base del capitello - AVE MARIA - maiuscolo -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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