Madonna della Neve

tabernacolo, 1842 - 1842

sacello a tempietto con tetto a due falde custodente altare in legno con soprastante crocefisso metallico; lo affiancano coppie di candelieri in ottone. Alla parete quadro raffigurante Madonna con Bambino. Una porta a due ante in metallo battuto chiude il vano d’entrata al luogo sacro. Su chiave di volta della porta d'ingresso data incisa a numeri arabi. Una piccola lapide commemorativa è murata sul fianco esterno destro del capitello. Al culmine delle due falde del tetto sfera con soprastante croce metallica

  • OGGETTO tabernacolo
  • MATERIA E TECNICA LATERIZIO
    METALLO
    Intonaco
  • AMBITO CULTURALE Produzione Veneziana
  • LOCALIZZAZIONE edificio
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il capitello fu eretto in onore della Madonna della Neve nel 1842 (la data è scolpita sull’estradosso dell’arco della porta d’entrata della costruzione in esame). Tale tipologia di tabernacolo detta “a sacello”, costituito da un piccolo tempio votivo, è diffusa principalmente nel sestiere popolare di Castello ove la piccola costruzione è vista come una chiesa domestica: “[…] l’edicola nel suo concetto base significa un piccolo tempio, di uso antichissimo nell’ambito architettonico cristiano e di impiego nel culto mediterraneo precristiano: esso designa una porzione di cielo, il trono dove abita o la Divinità o l’eroe che ad essa è congiunto […]. “ (Niero, 1972, p. 255). Sul fianco destro del tabernacolo è murata una piccola lapide che così recita: “MEMO / VIGOROSO MASTRO DA FERRO PICCOLO / GRANDE DOXE DE / VALORI UMANI / ADI DIC. 1978”. Il dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e del XVIII secolo. Per quanto concerne la diffusione dei capitelli nella città lagunare pare che l'uso del tabernacolo veneziano sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città: nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). I soldi per il pagamento del combustibile per le lampade e per il controllo e la tutela dei "cesendeli" erano a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l'aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione dei cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641116
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • ISCRIZIONI su chiave di volta di porta d'entrata - 1842 - maiuscolo - a incisione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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