animali
formella,
post 1100 - ante 1299
clipeo animalistico: un’aquila vista di profilo verso destra becca su capo sottostante volatile
- OGGETTO formella
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MISURE
Diametro: 25 cm
- AMBITO CULTURALE Produzione Veneziana
- LOCALIZZAZIONE caserma
- INDIRIZZO sestiere Castello n. 97 (?), campo San Daniele, Venezia (VE)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE il rilievo lapideo zoomorfico è uno dei tre che circonda una croce greca medioevale a rilievo su riquadro. La patera in esame raffigura un'aquila beccante il capo di altro volatile: questa è la tipica raffigurazione della lotta tra la Virtù (aquila) e il Vizio (volatile). Il rilievo è datato dalla critica d’arte ai secoli XII-XIII. “Il termine patera appartiene al lessico dell’archeologia classica e con esso si definisce un recipiente rotondo, basso e largo usato durante le cerimonie sacrificali. Ma in ambiente veneziano il vocabolo ha perso la sua connotazione colta per assumere quella popolare del dialetto con il quale si passò a designare i tondi scultorei (rilievi) di fattura veneto-bizantina o romanico-bizantina infissi negli edifici privati, pubblici e religiosi della città. Per risalire alle origini del fenomeno artistico decorativo che ha visto la fioritura delle patere, ma anche di altri elementi decorativi come le formelle, bisogna rifarsi alla diffusione delle opere dell’artigianato bizantino: smalti, avori, stoffe, ceramiche, oggetti d’oreficeria e miniature. Tutti questi erano prodotti di fattura spesso raffinata facilmente introdotti e diffusi nel mercato della città di Venezia che, […], aveva un canale privilegiato con Costantinopoli e seppe bene far fruttare i suoi contatti con l’oriente. […] L’arco temporale di produzione delle patere va dalla fine del X sec. alla fine del XIII sec. anche se ve ne sono esemplari prodotti in periodo gotico che ricalcano e imitano i soggetti di quelle di questo periodo definite veneto–bizantine. Le pietre usate per la loro realizzazione sono prevalentemente il marmo greco, dal color grigiastro, la pietra d’Istria e la pietra d’aurisina. […] Il soggetto più riprodotto è l’aquila che ghermisce un leporide o gli becca il capo. Il significato di questa rappresentazione è abbastanza esplicito: l’aquila è il simbolo della virtù che trionfa sul vizio, in particolare la lussuria, raffigurato dall’altro animale. […] Le fonti iconografiche a cui i lapicidi e gli artisti si sono ispirati per la realizzazione di questi rilievi si possono ricondurre essenzialmente a due repertori: quello delle immagini orientali, in particolare le bizantine-costantinopolitane (come ad esempio l’aquila), quello dei fabliaux medioevali (come ad esempio il serpente)”. (Sunseri, 1999, pp. 4-5)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641098
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
- DATA DI COMPILAZIONE 2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0