Madonna degli Alberetti

rilievo, 1400 - 1410

entro edicola gotica (costituita da due colonnine tortili e capitelli con foglie carnose agli angoli sostenenti sia l’arco ogivale sia due pinnacoli laterali a due ordini di archi trilobati), su fondo a lastre marmoree, rilievo raffigurante Madonna con Bambino in braccio tra due piccoli alberi; soprastante due angeli e un clipeo centrale con il Padre Eterno, tra sei cherubini, mentre invia la colomba. Alla sommità dell’arco mezzo busto del Padre Eterno nell’atto di benedire

  • OGGETTO rilievo
  • MATERIA E TECNICA Marmo
    pietra d'istria
    marmo rosso di Verona
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneto
  • LOCALIZZAZIONE ex oratorio di San Giovanni
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE gli studiosi Levi e Niero fanno risalire l’edicola votiva al Trecento mentre gli storici d’arte Wolters (1976) e Rizzi (1987) la datano al primo quarto del XV secolo; Fapanni la ritiene opera del medesimo secolo. Planiscing (1914) sostiene che la testa della Vergine sia stata “rifatta nei modi dei Bon”. Rizzi nota che in una fotografia antecedente il 1987 raffigurante il tabernacolo in esame, la testa del Putto appare ancora in loco come la croce che teneva in mano la Madonna. Il rilievo è murato presso una delle entrate che conducevano all’interno del battistero di San Giovanni Battista. L’immobile divenne in seguito la sede della Scuola (Confraternita) del Santissimo Sacramento. La confraternita teneva i propri riti presso la vicina chiesa di San Pietro. Con la soppressione degli ordini da parte di Napoleone, i locali passarono di proprietà del demanio. Tale pregiato capitello, risalente al XV secolo, appartiene al vasto numero di capitelli votivi sia antichi che moderni tutt’ora visibili per le vie veneziane. Di fatti pare che l'uso del tabernacolo veneziano sia nato verso la prima metà del XII secolo per funzioni di quiete pubblica notturna per placare i continui atti di criminalità affliggenti la città: nel 1128, sotto il dogato di Domenico Michiel, si dispose di porre dei "cesendeli", cioè lanterne alimentate a olio, per illuminare le zone più buie e pericolose: “avendosi nei primi tempi, per rendere più sicura la città dagli assassinamenti che succedevano, posto ad ardere per le strade mal sicure alcuni fanali, detti allora 'cesendeli', perché mandavano un chiarore fioco, non dissimile da quello delle lucciole, 'cicendelae' nominate, la pietà dei parroci poneva innanzi ad essi delle immagini di Santi, affinché al loro cospetto si trattenessero i ribaldi dal commettere azioni malvagie. Ecco l'origine di quegli altarini, o 'capitelli', sì frequenti tuttora in Venezia” (Tassini, 1970). La raccolta del denaro per il pagamento del combustibile per le lampade, come pure quello per il controllo e la tutela dei "cesendeli", era a carico dei parroci delle diverse contrade. Successivamente, con l' aumentare dei tabernacoli nella città, per ogni sestiere venne scelto un patrizio sia per la sorveglianza notturna che per la tassazione dei cittadini per il pagamento dell'olio per l'illuminazione. Il rilievo è stato restauro all’inizio del XXI secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500641073
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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