trionfo delle Virtù sui Vizi

formella, post 1100 - ante 1199

rilievo raffigurante un'aquila rivolta verso il lato destro che becca sul capo leporide sottostante rivolto verso lo stesso lato

  • OGGETTO formella
  • AMBITO CULTURALE Ambito Veneziano
  • LOCALIZZAZIONE Venezia (VE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Swiechowski e Rizzi (1982) sono incerti sulla datazione dell'opera in esame, in quanto la classificano tra le sculture veneto-bizantine originali, ma non escludo che possa trattarsi della copia moderna di quella murata alla sua destra (cfr. scheda NCTN 05-00577430). Venezia nell'Ottocento e ai primi del Novecento fu, infatti, uno dei centri dove la produzione di falsi scultorei di età medioevale fu più attiva, soprattutto di patere e di formelle. La maggior parte della scultura medievale veneziana è in marmo greco e, in misura minore, in pietra di Aurisina e si differenzia dalle riproduzioni eseguite in epoca successiva, fino al Novecento, in quanto queste sono generalmente in pietra tenera, prevalentemente di Nanto o di Custoza, anche se non mancano esempi in pietra d'Istria o in marmo greco come nel caso in esame. Opere di questo tipo furono utilizzate, fin dal XII e XIII secolo, sulle facciate dell'edilizia civile veneziana, tanto da assumere gradatamente sempre maggior sviluppo nei secoli successivi fino ai nostri giorni. Nella primitiva edilizia civile, patere e formelle si alternavano con una disposizione decorativa di tipo speculare tra gli archi, le finestre o sopra i portali dove la croce teneva solitamente il posto d'onore. Insieme, sulle mura di casa, assumevano un valore apotropaico ossia di oggetti capaci di prevenire l'ingresso del maligno e del male. Diversi sono i soggetti iconografici delle patere che per lo più sono di tipo zoomorfico, anche se non mancano esempi di reperti di tipo geometrico e fitomorfico. I soggetti figurativi delle patere veneziane sono piuttosto limitati; tra questi compaiono, come nel caso in esame, un animale nobile, generalmente un'aquila o un leone, nell'atto di ghermire o predare un animale ignobile, leporide o canide. La stessa raffigurazione in esame, dell'aquila su lepre, si trova anche infissa sulla facciata esterna della basilica Marciana. Marzemin (1937) evidenzia che il significato degli animali in figurazioni poi divenute tipiche, assunse uno specifico significato civile e religioso nella concezione della vita di tutto il popolo veneziano; il quale vedeva, nella rappresentazione in esame l'allegoria dello sforzo per il predominio delle virtù civili e famigliari sulle debolezze umane, sui vizi e sulle passioni simboleggiati dagli animali inferiori. Nello specifico l'aquila, per la sua capacità di guardare il sole senza esserne abbagliata, simboleggia l'elevatezza spirituale, la forza divina che vince ogni avversario. La lepre invece, associata alle passioni terrene; per la sua sensualità assume il simbolo della fecondità e per la velocità quello della brevità della vita. Si ricorda che il termine "patera", come rileva Dorigo (2003), non è attestato prima della seconda metà dell'Ottocento e sembra che derivi dalla denominazione volgare "patara"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500577434
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2011
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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