pulpito, insieme di Antonio Da Mestre (attribuito) (sec. XIV)

pulpito,
Antonio Da Mestre (attribuito)
notizie fine sec. XIV-inizio sec. XV

Pulpito lapideo dodecagonale con sette lati in vista. Base a fasce degradanti modanate, poggianti su mensola decorata da motivi fogliacei. La terza fascia è ornata da iscrizione a stemma (cfr. scheda). Tazza in pietra rossa con cornici e mensole in pietra bianca, pilastrini in marmo saccaroide. Baldacchino -con fronte ad arco a tutto sesto e lati a sestoacuto- sorretto da doppie mensole poggianti su colonnine a fusto liscio con capitello fogliato. Sopra il baldacchino, guglia lignea su tamburo ottagonale, fiancheggiata da statua della Vergine e dell'angelo annunciante. Le facce del tamburo sono ornate da dipinti, la guglia da gattoncini

  • OGGETTO pulpito
  • MATERIA E TECNICA pietra/ scultura
    marmo rosso di Verona/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Antonio Da Mestre (attribuito): ESECUZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Fermo Maggiore
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La chiesa francescana rimase senza pulpito probabilmente fino alla fine del '300. In seguito alle istanze di alcuni monaci di San Fermo, esso venne costruito nel 1396 -come attesta l'iscrizione sul basamento- per iniziativa del giurista Barnaba Morano. La sua realizzazione richiese l'eliminazione dell'accentuata risega presente alla fine del '300 nella parte occidentale della chiesa (SIMEONI). L'opera lapidea venne attribuita dal Simeoni, insieme al sepolcro del Morano, ad Antonio da Mestre, autore prima sconosciuto, in base all'interpretazione del testamento del committente, dove viene accostato a Maestro Martino. L'ipotesi viene confermata dal carattere del pulpito, e soprattutto dell'urna, riconducibile ad una tipologoa veneziana e più specificamente avvicinabile ad opere assegnate ad Andriolo de Santi, in particolare alle tombe di Jacopo e Ubertino da Carrara. Antonio sarebbe dunque giunto a Verona -dove è documentato dagli estimi del primo ventennio del XV sec.- dopo un alunnato veneziano, forse al seguito di Andriolo nel suo ipotetico viaggio veronese, e farebbe dunque parte di quel gruppo di artisti che nell'ultimo quarto del '300 impongono la scultura veneziana anche in ambiente veronese, fino a questo momento distinto da caratteri peculiari, sia rispetto all'area veneziana che a quella lombarda. Il manufatto trecentesco venne modificato nel sec. XVI (la Cuppini propone, in concomitanza con la costruzione del tornacoro, la data del 1573) con la sostituzione del pergamo, più alto e più largo, che impose la rottura del margine degli affreschi parietali e il taglio della Crocifissione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500296670A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Veneto
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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