La bifora novecentesca è collocata sulla parete occidentale esterna della Sala dei Fiamminghi (al piano nobile della Magna Domus), affacciata su Piazza Sordello. Dall’esterno, la volta maggiore, con l’ogiva percorsa da mattoni a vista e modanature lisce in cotto, contiene i due archetti trilobati minori (anch’essi in parte in laterizio) supportati da un’agile colonnina. Nello spazio di risulta tra le ogive s’inserisce un oculo con apertura a forma di stella per alleggerire la muratura piena. Il capitello, che si presenta snello e compendiato sulle forme ioniche con quattro volute terminali ai vertici (al centro di ogni faccia è posto un fiorellino a rilievo), sostiene diversi listelli prima dell’incontro con il piedritto della doppia arcatella

  • OGGETTO bifora
  • MATERIA E TECNICA pietra calcarea/ sagomatura
    MURATURA
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La Sala dei Fiamminghi o di Sant’Alberto (detta anche delle Lapidi) compresa nell’Appartamento delle Imperatrici, è collocata al piano nobile della Magna Domus. L’ambiente, incluso ancora all’inizio degli anni Novanta nel circuito di visita (Berzaghi 1992, p. 30) deve la denominazione principale agli arazzi fiamminghi che in epoca storica vi furono collocati. Sulla parete meridionale si conserva parte di quello che doveva essere un tabernacolo per la devozione privata, incassato entro una profonda nicchia nella muratura e certamente racchiuso da sportellini (restano tracce di cardini). L’interessante rappresentazione, probabilmente databile all’ultimo quarto del Trecento, mostra una Crocifissione con la Madonna e San Giovanni Evangelista, cui si accompagnavano quattro figure di santi dell’estradosso (quasi completamente perduti). La grande bifora che affaccia su Piazza Sordello fu ricostruita in stile tardogotico durante il ripristino del prospetto principale di Palazzo Ducale nel corso del Novecento: a partire dal 1898 l’architetto Achille Patricolo diede inizio ai saggi per rinvenire le tracce della facciata tardogotica obliterata dal massiccio intervento asburgico con l’apertura di finestre rettangolari (si vedano le numerose fotografie storiche pubblicate sul portale Lombardia Beni Culturali che documentano la situazione anteriore gli interventi, http://www.lombardiabeniculturali.it/). Dal 1906 prese avvio l’articolato progetto di restauro, poi concluso nel 1931 con la messa in opera dei poggioli da parte di Clinio Cottafavi (oltre alla tracce rinvenute nella muratura, come termine visivo di riferimento per la ricostruzione del prospetto medievale fu seguito il celebre dipinto di Domenico Morone, “La Cacciata dei Bonacolsi”, tutt’ora conservato nel museo). Paccagnini nella guida del 1969 riferiva l’apertura delle bifore tardogotiche alla volontà di Francesco I, ultimo capitano del popolo scomparso nel 1407. Il soffitto della stanza ha decorazioni a stampino indicativamente databili a tutto il XV secolo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267455
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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